domenica 15 maggio 2016
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ROMA Allarme famiglia. La proposta rilanciata ieri dal Forum per una «no tax area» parametrata sulla dimensione dei nuclei è uno degli elementi decisivi per contrastare la declinante natalità italiana. Un capitolo che va aperto subito e non rinviato a chissà quando, sottolineano le diverse associazioni che fanno capo al Forum famiglie, rivolte al governo. «Un primo segnale – afferma il presidente Gianluigi De Palo – lo attendiamo già nel 2017, cioè con la prossima legge di Stabilità ». Del resto, sottolinea il presidente di Azione CattolicaMatteo Truffelli, questo tema «deve unire il Paese e non dividerlo su fronti ideologici, perché il futuro delle famiglie è il futuro dell’Italia ». Trufelli rimarca «la necessità ormai impellente di una fiscalità e di un welfare nuovi a sostegno delle famiglie, tutte le famiglie, in particolare quelle con più figli. Servono inoltre politiche di sostegno ai tanti giovani che una famiglia intendono costruirla – aggiunge – ma sono frenati da condizioni di precarietà e carenza di lavoro. Il nodo della disoccupazione giovanile è centrale: strangola le famiglie e con esse il domani del Paese». E Carlo Costalli, presidente del Mcl, è perentorio: «Non si può più sentir dire che i soldi per la famiglia non ci sono. Basta darsi delle priorità, rinunciare ai bonus elettorali ed evitare di spendere male i soldi pubblici, come nel caso del 15 miliardi di sconti contributivi che hanno drogato il mercato del lavoro. Un segnale va dato subito, con la prossima manovra». Per Giorgio Tarassi, presidente di Oeffe (Orientamento Familiare) «è la famiglia la vera start-up di un Paese». «Stato e mercato – afferma – cambino agenda e allochino finalmente risorse per togliere dalla precarietà giovani e famiglie e permettere di vivere una vita armonica tra casa e lavoro». Nel convegno organizzato ieri a Roma dal Forum, il professor Alessandro Rosina, docente di demografia alla Cattolica di Milano, ha spiegato il nocciolo del problema. Quello di un Paese che fa pochi figli ormai da 40 anni, «la più persistente bassa fecondità nel mondo ». Oggi siamo di fronte al rischio della «trappola demografica», afferma il docente. «Quando la fecondità rimane a lungo su livelli molto bassi si innescano meccanismi che portano ad un riadattamento strutturale verso il basso se non controbilanciati da politiche adeguate a sostegno della ripresa. A livello di comportamenti individuali, diventa più facile adeguarsi all’idea di rinviare la formazione della famiglia, di fermarsi al figlio unico o meno, anche desiderandone di più». Inoltre «quando la natalità rimane bassa così a lungo va ad erodere anche la base delle potenziali madri»: oggi le donne attorno ai 25 anni sono poco più di 300 mila a fronte del mezzo milione delle 50enni. Inevitabile che il numero delle nascite vada a diminuire. Per questo serve una 'scossa'. La proposta ficale del Forum è stata illustrata al convegno da Carlo Federico Perali, economista dell’Università di Verona. In estrema sintesi con il «fattore famiglia » di punta a introdurre una no tax area crescente in base al numero dei figli: i 7.000 euro di un single diventano 11.220 per due componenti, 15.400 per tre, 19.600 per quattro, fino a un tetto massimo di 32mila euro. In questo modo, a differenza di oggi, il sistema fiscale riconoscerebbe i diversi costi che le famiglie sopportano e i benefici che producono, spiega il docente. La proposta, includendo anche una rimodulazione del bonus da 80 euro, costerebbe a regime solo 4 miliardi in più, un target da raggiungere in 4 anni. Resta inteso che il fisco è un elemento decisivo ma non l’unico. Serve un complesso di interventi, sintetizza Roberto Bolzonaro, che è stato a lungo presidente dell’Afi. «Il buono bebè ad esempio è stato un buon segnale – afferma – ma nessuno mette al mondo un figlio perché gli danno 80 euro al mese per tre anni. Bisogna invece creare un ambiente favorevole alla famiglia. Fornire servizi sostenibili in termini di tempo, flessibilità e di costo, oltre che intervenire sulla fiscalità. Solo quando una famiglia si sentirà sostenuta e incoraggiata dalla comunità, allora penserà con gioia e non con preoccupazione a mettere al mondo i figli». Di una sfida culturale, all’indomani della legge sulle unioni civili, parla poi Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo: «Non permettiamo la destrutturazione del valore spirituale della famiglia». «Sarà pure un segno dei tempi – afferma – che si debba dedicare attenzione a tutto ciò che 'secondo cultura' e non 'secondo natura' legittima l’amore. Ma è alquanto significativo che lo si voglia fare non 'a partire', bensì 'a prescindere dalla famiglia' ». La sfida passa anche dalla capacità di influire sui mass media. «Come si comunica la famiglia? Anzitutto affermando quello che è il suo senso originario: il luogo dell’amore autentico tra un uomo e una donna, delle porte aperte e delle gioie ma anche delle fatiche e delle imperfezioni», spiega Massimiliano Padula, presidente dell’Aiart (gli utenti radio-televisivi cattolici). «Purtroppo invece assistiamo spesso ad una comunicazione a senso unico. Le tv destrutturano l’antropologia familiare proponendo modelli e storie di nicchia che hanno la pretesa di rappresentare la maggioranza». Roberto Gontero, presidente dell’Agesc (genitori scuole cattoliche) sottolinea poi che «dev’essere finalmente riconosciuta la libertà di scelta educativa salvaguardata dalla nostra Costituzione, restituendo a tutti i genitori che vogliono praticarla un 'bonus' da spendere nella scuola che scelgono. Anziché, come avviene ora, gravare sulla famiglia il doppio costo delle tasse e della retta per la scuola realmente frequentata dai figli». La famiglia va «intesa come soggetto di diritti ma non individuali bensì collettivi – aggiunge Giuseppe Dessì, vice presidente vicario Anspi (Associazione oratori San Paolo) –. C’è necessita di provvedimenti legislativi che abbiano a cuore la cellula fondamentale della società» invece di «continuare a favorire individualismi sterili». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’allarme Nel giorno del confronto con il ministro Enrico Costa, le associazioni cattoliche vanno in pressing su governo e Parlamento per sostenere la proposta di una «no tax area» crescente in base al numero dei figli. Rosina: pochi bebè e meno mamme, rischio di una trappola demografica» MARTINEZ BOLZONARO COSTALLI TRUFFELLI
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