mercoledì 10 marzo 2010
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«Tutto quello che è successo in questi giorni ha disorientato la nostra gente, ha creato confusione, ha dato l’immagine di una maggioranza allo sbando...». Silvio Berlusconi fissa i coordinatori del Pdl convocati a palazzo Grazioli e pretende una svolta netta: basta concentrarsi sui ricorsi, sui tribunali, sulle carte bollate, «quella è roba a cui penseranno gli avvocati»; è invece arrivata l’ora di puntare decisi sul voto e di dare il via alla campagna elettorale tutta all’attacco. È uno sfogo duro. Scandito anche davanti a Renata Polverini e a Gianni Alemanno. Berlusconi ammette di aver pagato un prezzo alto. Spiega, sondaggi alla mano, che il calo del Pdl è reale. E che anche il suo gradimento personale è sceso. «Ho fatto da parafulmine a troppi errori di troppi dilettanti e i risultati sono quelli che sono...». Quello del premier è quasi un monologo. Anche per illustrare la nuova strategia. «Ma quale rinvio del voto, ma quali nuovi ricorsi... Gli italiani vogliono sapere che cosa è successo e io glielo spiegherò... Già, spiegherò che questa sinistra vigliacca vuole vincere con le carte bollate... Lo ripeterò ogni giorno, fino al momento del voto. E ripeterò come è nato il caos delle liste...». Prende fiato, il premier. E arriva al punto: «Mi impegnerò in prima persona; ci metterò la faccia... E, vedrete, ora si vedranno dei bei fuochi d’artificio». Le idee si accavallano, ma una prevale sulle altre: chiamare in piazza il popolo del centrodestra. Berlusconi non nasconde di pensare a una grande manifestazione nazionale a Roma per sabato 20 marzo, non nega che l’obiettivo finale è far salire sullo stesso palco tutti e tredici i candidati governatori del centrodestra. Poi, in serata conferma: «Penso alla piazza per difendere il nostro diritto al voto e quindi la nostra democrazia e le nostra libertà».È buoi quando l’ufficio elettorale del tribunale del Lazio dice no alla lista del Pdl e una smorfia di fastidio segna il volto del premier. «Ancora magistrati politicizzati... Ancora un disegno, l’ennesimo disegno contro di me... Un disegno che ha come fine quello di escludere milioni di elettori dal voto». E ora? Berlusconi conferma (nelle prossime ore lo farà ufficialmente in una conferenza stampa) il cambio di strategia: «I legali continueranno a lavorare, perchè la battaglia legale non può finire così, ma il partito è un’altra cosa. Il partito ora ha un solo dovere: pensare alle elezioni di fine marzo...». A Palazzo Grazioli c’è anche Vincenzo Piso, il coordinatore regionale del Popolo della libertà. Il Cavaliere non lo assolve. Anzi le voci di un commissariamento del Pdl nella capitale sembrano sempre più concrete. Come concreta sembra l’idea di giocare la partita del Lazio puntando tutto sulla lista Polverini e convincendo gli uomini forti della lista esclusa ad impegnarsi comunque a testa bassa nella campagna elettorale. «Vinciamo, poi entreranno in giunta come assessori», azzarda il Cavaliere che in serata torna ad attaccare: «Contro di noi un sopruso violento e inaccettabile...». Fini questa volta è con lui perchè vincere nel Lazio è un obiettivo comune. E, intanto, il premier "picchia" ancora: «Le elezioni del 28 e 29 marzo ci vedono contrapposti a una sinistra che, invece di misurarsi democraticamente con il voto, scende in piazza seminando menzogne, invidia e odio».
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