giovedì 7 luglio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Prima le bombe contro i parroci, contro le chiese aperte agli ultimi, agli 'scarti', ai migranti. Ben quattro in poche settimane. Ieri la morte violenta di Emmanuel, richiedente asilo nigeriano. Saranno gli inquirenti a indagare su possibili collegamenti, ma quello che è certo è che a Fermo, come denuncia don Vinicio Albanesi, si è creato un clima pesante, fomentato da chi non tollera la presenza dei migranti. Un clima nel quale si intrecciano gruppi ultrà, razzismo e ideologie stantie. Una miscela mefitica che non inquina solo le terre marchigiane. Mentre non cessano i duri viaggi della disperazione e della speranza, mentre tanti italiani si rimboccano le maniche e aprono il cuore all’accoglienza, generosa e efficiente, c’è chi soffia sul fuoco. Come stupirsi se poi qualcuno prende alla lettera le minacce di «ricacciarli a casa loro » e scaglia invettive per strada? Emmanuel e la sua compagna erano fuggiti dalla violenza jihadista, avevano subito la violenza dei trafficanti, non pensavano certo di subire violenza nel Paese dove speravano di ricostruire il loro futuro. Una violenza che non racconta la vera Italia, che accoglie e protegge. Ma oltre alla ricerca delle responsabilità personali, va detto con chiarezza che non deve trovare spazio l’intolleranza. Che uccide sempre anche quando urla, insulta e cavalca il malcontento, usando la xenofobia per incassare dividenti politici. Nessuno si può tirare fuori.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: