venerdì 14 agosto 2015
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All’inizio dell’anno in Calabria era ancora da avviare il 31% degli interventi contro il dissesto idrogeologico, il 38% del fondi stanziati. Una pessima situazione, tre volte il ritardo a livello nazionale che sempre alla stessa data arrivava al 10% degli interventi e al 21% delle risorse. Ritardi ancor più gravi per una regione colpita pesantemente dall’abusivismo edilizio su un territorio fragilissimo che il meridionalista Giustino Fortunato chiamava "uno sfasciume pendulo sul mare". Ma oggi si sta cambiando, almeno per gli interventi, e la Calabria accelera, con promettenti risultati. Mentre ancora molto c’è da fare contro una dissennata urbanizzazione e occupazione abusiva di aree a rischio.I numeri parlano chiaro. Ce li riferisce Mauro Grassi, direttore di #Italiasicura, la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio. Nel periodo 2000-2014 la Regione ha avuto 801 milioni di euro per 803 interventi. A inizio anno ne erano stai avviati solo 551 per 496 milioni, mentre erano ancora bloccati 251 interventi per 305 milioni. «Quando abbiamo cominciato ad operare – spiega Grassi – abbiamo trovato un forte ritardo, il triplo del Paese». Una situazione che in pochi mesi si è invertita. Da giugno 2014 sono stati infatti sbloccati 64 interventi per 79 milioni ed è imminente il "via" di altri 88 interventi per 101 milioni.Un ritardo e un’accelerazione che sono ancora più evidenti se prendiamo in esame solo gli ultimi anni, come sottolinea l’ingegner Nello Gallo, "soggetto attuatore" della Regione Calabria per gli interventi contro il dissesto. «Tra il 2010 e il 2014 erano state avviate appena 5 opere, tra il 2014 e questo anno sono state invece quasi 100». Tra le opere ancora ferme ci sono tre interventi sui fiumi a Corigliano per più di 6 milioni che saranno approvati entro l’anno, mentre quello terminato a Rossano sugli argini del Trionto ha retto bene. Ma ora bisogna intervenire sugli altri fiumi per i quali non erano previsti né finanziati interventi. «Lo faremo a settembre grazie ad alcune economie», annuncia Gallo. Mentre, assicura Grassi, «entro il 2016 potremo sbloccare tutte le altre opere arretrate, e nei successivi 6 anni la Calabria riceverà altri 500 milioni per nuove opere, e forse anche di più».Ma come è stato possibile invertire la rotta in poco tempo? «In primo luogo con la centralizzazione degli interventi grazie alla stretta collaborazione tra i ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture, la Protezione civile e #Italiasicura – spiega ancora Grassi –, poi con la nomina dei presidenti di regione come commissari e dei soggetti attuatori che da cinque mesi lavorano in contatto quotidiano col livello nazionale. Con quello calabrese ci sentiamo quasi tutti i giorni. E finalmente parliamo la stessa lingua». Gallo conferma. «#Italiasicura ci ha aiutato moltissimo, con una regia strategica comune, un coordinamento vero». Ma, avverte, «non basteranno le opere di difesa. Il problema è stato un lungo periodo di non governo del territorio: torrenti tombati alle foci che passano da alvei di 100-150 metri a una decina, casse di espansione naturale e alvei occupati abusivamente da costruzioni e agrumeti, e tutto questo con fiumi che portano molto materiale ad alta velocità. Ed è soprattutto questo che ha provocato in disastri di questi ultimi tempi, aggravati dai mutamenti climatici».
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