lunedì 12 luglio 2010
Scelte politiche criticabili, ritardi infiniti, l'ombra delle mafie. Così riesplode l'allarme. La raccolta differenziata rimane il problema più complesso. Mentre Napoli spera di aumentarne la quota per alleggerire gli sversatoi, palermo punta a un obiettivo ambizioso: quota 35% in un anno.
Napoli, cambia il piano regionale
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Il giorno in cui il governo nazionale ufficializza l’emergenza rifiuti in Sicilia, alcuni cittadini si svegliano ancora una volta con l’odore acre della spazzatura bruciata nelle narici. Sta tutta in quei cumuli neri di immondizia carbonizzata, fusa con quel che resta dei cassonetti un tempo stracolmi, al centro di Palermo e in periferia, l’immagine-sintesi di una situazione ormai al limite che capoluoghi e paesini siciliani vivono a singhiozzo da un paio d’anni.In Sicilia si è giunti a un punto di non ritorno, determinato dal fallimento del sistema dei 27 Ato (Ambiti territoriali ottimali), che dal 2002 curano la gestione integrata dei rifiuti nell’Isola e che hanno accumulato debiti pari a un miliardo di euro, e dalla saturazione delle discariche che poche settimane fa ha fatto ipotizzare alla commissione parlamentare di inchiesta un’emergenza ambientale entro i prossimi 5-6 mesi.Quanto basta per assegnare al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, i poteri speciali per affrontare l’emergenza fino al 31 dicembre 2012, realizzare l’impiantistica necessaria per smaltire i rifiuti, incrementare la differenziata e accelerare il nuovo piano rifiuti, che dovrà essere pronto entro 60 giorni. E i termovalorizzatori, su cui si sono consumate battaglie politiche e scontri istituzionali tra Lombardo e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo? «Non è escluso che ci siano anche i termovalorizzatori – spiega Lombardo –, ma niente del vecchio piano. Cercheremo di utilizzare al minimo la termovalorizzazione. Per farlo abbiamo bisogno dei fondi Fas. Io potrò avvalermi della collaborazione di quattro soggetti attuatori e dei prefetti che collaboreranno al piano che ci dovrebbe far superare l’emergenza».Attualmente, su un totale di 16, le discariche con una capienza di medio-lungo termine sono soltanto tre (Catania, Messina, Enna) le altre sono quasi sature. La situazione peggiore è in quella di Bellolampo, a Palermo, gestita dall’Amia, l’azienda sull’orlo del fallimento affidata oggi a due commissari. Dopo l’apertura di una quinta vasca potrà durare, bene che vada, sei mesi. Si attendono ora altri interventi, per esempio la costruzione di una "sella" fra la quarta e la quinta vasca che aumenti lo spazio di abbancamento dei rifiuti. Al governatore Palazzo Chigi ha assegnato tutti i poteri necessari al rilascio di pareri e autorizzazioni per gli interventi: incremento della raccolta differenziata per arrivare all’obiettivo del 35% entro il 31 dicembre 2011, di cui almeno la metà destinata al riciclo; realizzazione di piazzole per lo stoccaggio della raccolta differenziata, di impianti per la selezione e per il trattamento dei rifiuti urbani o raccolti separatamente; creazione, limitata e temporanea, di nuove discariche o di ampliamento per il periodo necessario al superamento dell’emergenza. Interverrà anche contro "l’illecito abbandono dei rifiuti sul territorio regionale". Il governo nazionale si è impegnato a trasferire circa 200 milioni di euro dei fondi Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) necessari per gli interventi.Al momento oltre alle discariche non c’è nessuna alternativa in Sicilia allo smaltimento dei 2,6 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente dai siciliani. Per riorganizzare il sistema, il primo tassello del piano Lombardo è la legge sul riordino degli Ato, approvata nel marzo scorso: la legge prevede il commissariamento dei Comuni che entro il 2015 non raggiungeranno il 50 per cento della differenziata e dà mandato poi ai 10 nuovi Ato di stabilire nei propri territori come smaltire definitivamente i rifiuti indifferenziati. «Sarà un modo per aprire al mercato privato – spiega l’assessore regionale all’Energia, Pier Carmelo Russo –, che avrà la possibilità di investimenti sicuri, perché i Comuni, che tornano ad avere la responsabilità del servizio sotto forma di società di gestione, certamente si rivolgeranno all’impianto di smaltimento che ricade nel loro territorio. Lo stato di emergenza è indispensabile per accelerare l’applicazione di questa nuova legge sui rifiuti, che altrimenti dovrebbe attendere un anno».
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