domenica 15 maggio 2016
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Dopo l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Torino, si sono presentati tutti spontaneamente alle Forze dell’ordine già in mattinata i quattro italiani condannati in via definitiva per la morte dei sette operai deceduti nel rogo della Thyssen. La tragedia avvenne sulla linea di produzione 5 a Torino nel dicembre del 2007, in seguito alla fuga di olio bollente. La Corte di Cassazione venerdì sera ha posto fine a un lungo processo durato nove anni, confermando la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino dell’anno scorso. Dopo poche ore, i quattro si trovavano già in carcere: Marco Pucci e Daniele Moroni si sono consegnati alla questura di Terni, per essere poi accompagnati nel penitenziario di Vocabolo Sabbione, mentre sono in carcere a Torino Cosimo Cafueri e Raffaele Salerno, dopo essersi presentati rispettivamente ai Carabinieri della stazione di Castiglione Torinese e al commissariato di Rivoli. Diverso, invece, l’iter per i condannati tedeschi, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz: per loro si prevede un Mae, ovvero un mandato di cattura europeo. Il provvedimento, con tutta l’indispensabile documentazione che lo accompagna, sarà messo a punto dalla Procura generale di Torino. Verrà poi trasmesso in Germania e ad occuparsene sarà l’autorità giudiziaria tedesca: qualora i condannati lasciassero il loro Paese potrebbero essere arrestati immediatamente. «È una vittoria, una vittoria per noi e per tutte le vittime morte sul lavoro», avevano commentato mamme, sorelle e mogli delle vittime accogliendo il verdetto, ma le polemiche non sono ancora concluse. Qualcuno ha attaccato su Facebook l’unico sopravvissuto al rogo, Antonio Boccuzzi. Immediata la risposta: «Considerazioni fuori luogo». (D. P.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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