venerdì 11 ottobre 2019
Riccardo Valentini: il decreto approvato dal consiglio dei ministri è importante per la mobilità ma la politica deve mettere l'ambiente al primo posto
Riccardo Valentini

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«Non vedo tutto questo coraggio, tutta questa rivoluzione». È un giudizio poco entusiasta quello di Riccardo Valentini, docente dell’Università della Tuscia e scienziato della Fondazione Cmcc sui cambiamenti Climatici, nonché unico autore italiano per il rapporto Ipcc vincitore del premio Nobel. Di ritorno dal summit al Palazzo di vetro, Valentini guarda al nuovo decreto con gli occhi di chi avrebbe voluto vedere altro.

Come è andata al summit dell’Onu?

Non c’è dubbio che bisogna accelerare. Quello che è successo a New York è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: 80 Paesi hanno sottoscritto la dichiarazione del contenimento e non è poco Ma mancano i più importanti come Cina e Usa. Però sono segnali positivi, la società risponde agli allarmi.

E l’Italia come se la passa?

È chiaro che anche il nostro Paese si sta muovendo, anche se nell’attuale quadro economico l’ambiente non è al primo posto. Ci sono altre priorità. Dobbiamo capire anche la portata della sfida che abbiamo davanti, e che ci sono cose più importanti dei bonus e di quota cento. Il cambiamento da una economia fossile a un’economia verde è assolutamente importante anche per il mondo del lavoro e dei giovani. Posso permettermi di dirlo perché lo dico da scienziato.

Arriviamo al decreto clima.

Non vedo tutto questo coraggio. Nella sostanza il decreto si riduce a una sorta di bonus rottamazione. Che va anche bene ed è importante (tutto quello che si fa per l’ambiente è importante). Poi però non si capisce ad esempio il punto degli incentivi sull’uso dei prodotti privi di imballaggio. Ma ci vuole tanto a fare una legge che renda tutti gli imballaggi differenziabili, ad esempio? Sarebbe una riforma per tutti i cittadini e sarebbe pure una riforma a costo zero. È un esempio banale ma c’è bisogno anche della collaborazione con le aziende. Ecco, non vedo tutto questo coraggio in questa manovra.

In realtà, come riporta il nome, ('Misure urgenti per il rispetto degli obblighi sulla qualità dell’aria') è una norma che fa riferimento alla direttiva 2008/50/CE.

In Italia abbiamo un grande problema: la Pianura Padana è la regione più inquinata d’Europa. E quindi abbiamo direttive forti a cui attenerci. Ma, oltre alla mobilità e alla riforestazione previste dal decreto, contro l’inquinamento sono necessarie misure più importanti: sul riscaldamento degli edifici, ad esempio, o per il controllo delle emissioni delle stufe a legna. Anche qui ci sono tecnologie per l’abbattimento dei fumi che andrebbero incentivate. Alcune regioni già lo fanno ma vedo che non c’è una sinergia nazionale. Per non parlare poi dei fossili.

Ma questo punto era previsto solo nella prima bozza.

Era il punto più forte: ridurre i sussidi ai fossili era il vero atto di coraggio e se ora viene anche a mancare l’intero decreto alla fine sembra un po’ un riciclo di misure viste nel passato, anche se si tende a farlo passare come una cosa epocale.

Il governo dice che col decreto clima l’Italia è all’avanguardia in Europa.

Una cosa è vera: abbiamo investito molto sulle rinnovabili, però non abbiamo fatto partire un’economia verde vera e propria e questo anche perché non ci sono state le agevolazioni per le piccole e medie imprese. Le nostre aziende non hanno gli strumenti per entrare in un’economia verde. Ci sono i fondi europei che non utilizziamo e non capisco perché. Alcune realtà locali funzionano. Ci sono alcune note positive: alcuni Comuni funzionano, hanno fatto progetti riusciti per esempio il Trentino ha emesso un bonus che raddoppia il bonus nazionale per le auto elettriche. Oppure Milano ha una food policy (per le mense scolastiche) molto avanzata anche rispetto all’Europa. E anche questo è un tema importante per la riduzione dei gas serra. In Italia ci sono reagenti straordinari.

Che cosa manca, quindi?

Un vero Green new deal. L’Italia potrebbe fare di più nella sua capacità di inventare le cose. Siamo la seconda manifattura d’ Europa, abbiamo inventato la robotica e possiamo essere leader nell’innovazione e nelle soluzioni tecnologiche verdi. Dobbiamo aumentare la nostra capacità di ricerca ed innovazione. Serve un vero green deal con le università. Sarebbe stata questa la vera rivoluzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Il ricercatore: sulla qualità dell’aria abbiamo l’Europa che ci guida con misure restrittive, dobbiamo sviluppare tecnologie e innovazioni e fare leggi a costo zero per i cittadini Riccardo Valentini è ricercatore presso l’Università della Tuscia, scienziato della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti Climatici (Cmcc) e unico autore italiano del Rapporto Speciale dell’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu sul clima

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