venerdì 17 aprile 2009
Le vittime sono 295 Morto un ragazzo di 19 anni che era ricoverato a Roma. Contro gli "sciacalli" in arrivo 700 alpini che pattuglieranno i centri devastati dal sisma.
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A dieci giorni dal terremoto, sale ancora il numero dei morti. Ieri mattina, infatti, all’Ospedale Forlanini di Roma è de­ceduto Tonino Colonna, 19 anni, la vittima numero 295. Intanto, per prevenire lo sciacallaggio nelle case abbandonate, è stato an­nunciato l’impiego di circa settecen­to alpini, pronti a pattugliare le stra­de dell’Aquila e degli altri centri coin­volti. Una task force della Procura na­zionale antimafia, sarà invece messa a disposizione della Procura del ca­poluogo abruzzese per prevenire in­filtrazioni mafiose nella fase di rico­struzione. Un pericolo rispetto al quale aveva messo in guardia, nei giorni scorsi, lo stesso procuratore antimafia Pietro Grasso. Che, ieri, ha però smorzato l’allarme. Il suo, ha detto, «non voleva essere un allarme sui rischi di infiltrazioni della crimi­nalità organizzata nelle ricostruzio­ne delle zone terremotate perchè non ci sono ancora le condizioni». Sempre in tema di indagini, un co­mitato dei familiari delle vittime del­la Casa dello studente ha presentato una denuncia agli investigatori per il crollo dello stabile. Il comitato ha an­nunciato la costituzione di parte ci­vile nell’eventuale processo a carico degli indagati che dovessero essere individuati nell’ambito dell’inchie­sta. Oltre a questa denuncia ve ne sarebbe anche un’altra presentata dalla sorella di un giovane morto nel crollo della Casa dello studente. La vittima si chiamava David Cento­fanti, 19 anni, di Vasto per il quale i familiari hanno rifiutato i funerali di Stato. Sempre ieri sono stati messi i sigilli a quel che resta di 13 fabbricati, i pri­mi ad essere ufficialmente seque­strati dalla Procura. Li hanno appo­sti gli agenti della Squadra mobile dell’Aquila e i colleghi della sezione di polizia giudiziaria del Tribunale, così come disposto dal procuratore capo, Alfredo Rossini. Ieri mattina, mentre poco lontano dal capoluogo, a Poggio Picenze, riprendevano le le­zioni delle elementari al riparo di u­na tenda adibita ad aula provvisoria, la squadra multiforze sguinzagliata dalla procura provvedeva ad appor­re i cartelli coi timbri dell’autorità giu­diziaria su mattoni e pilastri, quelli colpiti a morte dal terremoto del 6 a­prile scorso. Una scena inconsueta e ancor più amara: sigilli a quelli che e­rano stati pezzi di vita, parti della città ferita su cui, adesso, periti e tecnici dovranno dare le uniche risposte che si pongono magistrati e parenti del­le vittime: gli edifici venuti giù quel­la tragica notte seminando lutti e di­struzione, erano fatti con materiali scadenti o senza la dovuta perizia? Una domanda secca che, però, non si traduce in una risposta altrettanto semplice: bisognerà lavorare in ma­niera certosina per ricostruire l’intri­cato puzzle, capire quanto potranno poi coincidere analisi e relazioni del­lo stuolo di ingegneri, architetti e do- centi universitari a cui i magistrati hanno chiesto di spazzar via dubbi e perplessità. Ne va dell’efficacia stes­sa di un’inchiesta che, più avanti, si scontrerà con il muro difensivo di chi sarà chiamato in causa. Già, ha la­sciato intendere il capo della procu­ra aquilana, perché questa, la madre di tutte le inchieste come lui stesso l’ha definita, non sarà contro ignoti: gli indagati, quando arriveranno, for­se già nelle prossime ore, avranno volti, nomi e cognomi. Quelli, vero­similmente, di imprenditori, collau­datori, esperti che hanno effettuato il calcolo del cemento armato, diret­tori di cantiere. In teoria un plotone alquanto consistente che, ora sulle spine, potrebbe poi sempre dimo-­strare la perfetta buona fede e la com­provata perizia di chi quegli edi­fici aveva poi realizzato. Il dottor Rossini, appare fiducioso, si muo­ve con calma e, al tempo stesso, con la dovuta determinazione. In ballo c’è la fiducia della sua gen­te, quella che piange la scompar­sa di famiglie intere e che, si è det­to fino ad ora, avrebbero potuto scampare alla tragedia. E mentre il sindaco dell’Aquila, Massimo Cia­lente, anche ieri ha detto che la sua non era e non è una città di cartone, si registra l’intervento dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia del­l’Aquila che, in una nota, «stigma­tizza e rifiuta ogni strumentalizza­zione sulle capacità professionali dei propri iscritti che pur tante vite han­no contribuito a salvare». L’Ordine ribadisce poi che «l’evento è stato di caratteristiche superiori a quanto i­potizzabile in fase di progetto, conformemente alla normativa si­smica di riferimento e a ogni espe­rienza di settore».
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