sabato 8 luglio 2017
Gli esperti della Fondazione Bruno Kessler di Trento sono pronti a realizzare strumenti che rilevano e segnalano deformazioni e movimenti delle strutture. Già realizzati per fughe di gas e incendi
I laboratori della Fondazione Bruno Kessler

I laboratori della Fondazione Bruno Kessler

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«Sì, è possibile prevenire questi crolli. Basterebbe inserire nell'edificio dei sensori che rilevano e poi segnalano deformazioni e movimenti». Così riflette Pierluigi Bellutti, responsabile facility micro e nano tecnologie della Fondazione Bruno Kessler di Trento (Fbk), uno dei più importanti istituti di ricerca d'Europa. Ha letto la notizia di Torre Annunziata e prova ad analizzare l'evento. «Un crollo non è qualcosa di istantaneo, ma viene sempre preceduto da vari movimenti che l'uomo non riesce a percepire mentre i sensori sì. Questo ci permetterebbe di prevenire gli eventi e salvare le persone». Fbk, spiega ancora Bellutti, «fa ricerca e progettazione di sensori e gestione dei dati. Dunque la tecnologia c'è e potremmo essere attori di un progetto. Se ce lo chiedono siamo pronti». Il "capo" dei ricercatori ha già le idee molto chiare. «Si potrebbe intervenire anche sugli edifici esistenti inserendo i sensori con delle canalette, come per l'impianto elettrico. Basta che un ingegnere ci dica dove». Ma potrebbero dare risultati ancora migliori «se inseriti al momento della costruzione, direttamente nel cemento». Non è fantascienza visto che i sensori progettati da Fbk sono sempre più piccoli e efficienti. E a bassissimo consumo perché destinati a funzionare per anni. «Ma si può immaginare anche una sorgente di energia che provenga dallo stesso edificio. Ad esempio per i ponti le vibrazioni prodotte dai mezzi che ci transitano». E il riferimento ai ponti non è casuale, visti i recenti crolli. Strumenti utilissimi anche nelle aree colpite da un terremoto, per capire dall'interno la resistenza di un edificio dopo il sisma, per evitare ulteriori e più gravi danni in caso di una nuova scossa. Come per l'interminabile terremoto dell'Italia centrale. Oltretutto i sensori sono capaci di trasmettere l'allarme non solo a chi abita nell'edificio ma soprattutto a chi ne ha la responsabilità: amministratori di condominio, Comuni, Anas nel caso di strade.


Tecniche che Fbk ha già applicato nei progetti DomoSens e SenSat, per prevenire fughe di gas e incendi spesso legati ai crolli, e che hanno coinvolto alcune scuole. Il primo è un sensore per monossido di carbonio e metano, tra i maggiori rischi in una casa. In caso di superamento dei livelli di pericolo lancia un segnale acustico di allarme e invia un messaggio al cellulare dell'utente. Nel progetto, concluso a giugno, sono state coinvolte 7 scuole superiori trentine, insieme agli esperti di Fbk. «Ora - sottolinea Bellutti - vogliamo che sia la comunità che è nata attorno a questo progetto a gestirlo. Per questo abbiamo tenuto fuori le aziende, anche se c'è già il loro interesse». Scelta analoga per SenSat, progetto di alternanza scuola-lavoro (200 studenti) per monitorare, sempre attraverso sensori, la qualità dell'aria nei rifugi alpini, in particolare per prevenire gli incendi. Partner del progetto, in corso, è la Sat, sezione trentina del Cai. Una collaborazione che nasce da un grave evento, quando il 28 dicembre 2016, un incendio partito dall'impianto di riscaldamento, e covato per ore, ha distrutto un rifugio. «Con questo progetto - ci spiega il presidente della Sat, Claudio Bassetti - vogliamo rispondere alla necessità di monitorare i nostri rifugi anche da lontano. Ma è stato importante anche portare i giovani a conoscere la montagna. E ora vogliamo far nascere una cooperativa». Intanto si parte con 5 rifugi che entro primavera 2018 saranno dotati dei sensori.

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