mercoledì 25 settembre 2013
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Estate 2014. In Brasile, il Campionato del mondo di calcio è terminato. In silenzio, senza dir niente a nessuno, l’implacabile centravanti e il talentuoso centrocampista s’imbarcano per un breve volo che i vacanzieri scansano accuratamente, destinazione Port-au-Prince, Haiti. Con loro c’è un manipolo di ragazzi e ragazze. Sono giovani allenatori del Centro sportivo italiano (Csi). Per un mese le loro "vacanze" le passeranno a formare allenatori oratoriani, secondo l’ottima regola: «Forma i formatori». Giocheranno e insegneranno a giocare e soprattutto a organizzare il gioco. Per bambini e ragazzi dimenticati da tutti.Estate 2013. I giovani ci sono andati, a Port-au-Prince. I grandi professionisti ancora no. Ma chi ci proibisce di sognare? Massimo Achini, presidente del Csi, da anni sogna con i piedi per terra. Oltre 13mila società sportive, un milione di associati. Un esercito mite e silenzioso, il Csi, che non fa mai la voce grossa, poco pretende e molto dà. Quei ragazzi ad Haiti ci sono andati a spese proprie. Ma adesso Achini rilancia. Perché non rendere stabile e sistematico l’impegno di «volontariato sportivo internazionale» (ne parliamo a pagina 9)? Vantaggi innumerevoli, svantaggi zero. Ad Haiti – ma anche nella Repubblica Centroafricana, in Camerun, in Albania... ovunque il Csi abbia avviato progetti analoghi – non si fa assistenzialismo. Naturalmente arriva pure lo scatolone colmo di palloni e magliette; lo fanno anche le società professionistiche di calcio; ma soprattutto arrivano ragazzi. Animatori che, quando ripartono da quei remoti oratori, lasciano dietro di sé altri animatori che a loro volta ne formeranno altri.Un’esperienza dal forte impatto educativo. Una delle domande che ronzano con maggiore insistenza per il capo dei giovani – di ogni generazione – è: «Quanto valgo? Valgo qualcosa?». La ripete ossessivamente il diciottenne Silvio Muccino nel film Ricordati di me, girato dieci anni fa dal fratello Gabriele. Il più giovane volontario del Csi ad Haiti aveva appunto 18 anni. Trasmettere conoscenze ed esperienze, e soprattutto uno stile educativo, un modo di stare insieme, significa scoprire che tutti abbiamo molto da dare. E, dando tutto ciò che sappiamo dare, riceviamo il centuplo, come ci ha assicurato Chi, in fatto di condivisione, non scherzava, avendo dato perfino la propria vita. Ma la missione educativa all’estero, breve e intensa, ha anche un valore sociale e politico. Lo ricordava, tra i tanti, Ersilio Tonini, sempre attento a dare spessore storico alle proprie riflessioni: siete – diceva ai giovani, con contagioso entusiasmo – le prime generazioni europee che vivono in pace, dopo che per secoli il continente s’è abbeverato con ingordigia di giovane sangue. Siete i primi a poter liberamente viaggiare, incontrarvi, conoscervi, disintegrando pregiudizi millenari, scoprendovi fratelli. Oltre l’Europa, la fratellanza si allarga all’America e all’Africa. E i volontari del Csi questo sono: "pericolosi" portatori di pace e fratellanza, dietro un pallone che rotola e una rete da gonfiare.Rimane il problema delle risorse. Non pretendiamole da quello Stato che pure dovrebbe garantirle. Ma dai privati sì. Per le società professionistiche (alcune già impegnate in iniziative analoghe) sono briciole. Per i campioni milionari, poi, passare un’estate con i ragazzi del Csi (pagandogli il volo!) sarebbe come appuntarsi uno scudetto invisibile sul petto. Dal valore incommensurabile. Quello di cui andare più orgogliosi (e se stiamo sognando, è perché Achini è contagioso).
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