mercoledì 30 gennaio 2019
Dopo il vertice notturno tra Conte, Salvini e Di Maio, la svolta per la nave della ong tedesca dopo 12 giorni in mare e 5 in rada. L'Acnur: nel 2018 dimezzati i morti ma raddoppiati in percentuale
Una motovedetta della Guardia costiera porta a bordo indumenti e viveri su ordine della Prefettura

Una motovedetta della Guardia costiera porta a bordo indumenti e viveri su ordine della Prefettura

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Rotta su Catania. La Sea Watch 3 ha avuto indicazione di dirigersi verso il porto aperto della città etnea. La scelta - fa sapere il Viminale - è determinata dalla presenza di centri ministeriali per l'accoglienza di minori. I maggiorenni saranno immediatamente trasferiti all'hotspot di Messina. L'arrivo è previsto per le 21. Per la collocazione dei naufraghi il governo italiano attende la formalizzazione dell'accordo con gli altri Paesi dell'Unione europea. Dopo 12 giorni in mare e 5 in rada a largo di Siracusa, si sblocca la situazione di impasse che ha bloccato i 47 naufraghi salvati dalla ong tedesca. La svolta, dopo un durissimo braccio di ferro condotto tra il Viminale con l'Ue - di cui hanno fatto le spese i profughi (tra cui 15 minori) - è arrivata dopo la decisione concordata al termine del vertice notturno tra il premier Giuseppe Conte ed i vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Ad accogliere i migranti dovrebbero essere Lussemburgo, Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta. Per fare il punto sulla situazione della Sea Watch un incontro è in corso nella Prefettura di Siracusa. Alla riunione, presieduta dal prefetto Luigi Pizzi, partecipa tra gli altri anche il procuratore Fabio Scavone.

La lunga permanenza a bordo dei 47 naufraghi ha creato una difficile situazione igienica, che ha spinto la notte scorsa la Guardia costiera a coordinare un intervento per lo «svuotamento dei reflui e la sanificazione dei servizi igienici dell'imbarcazione», che è ancorata nella baia di Santa Panagia a un miglio dalle coste siracusane. La Prefettura ha messo a disposizione della Sea Watch un ulteriore bagno chimico trasportabile a bordo all'occorrenza. Ieri sono stati imbarcati viveri freschi, generi di prima necessità e materiale igienico sanitario,coperte termiche e sacchi pelo.

I parlamentari del Pd intanto continuano la loro «staffetta democratica per la Sea Watch. Oggi a Siracusa i parlamentari Pd Mauro Del Barba, Susanna Cenni, Romina Mura, Marianna Madia, Eugenio Comincini e Roberto Rampi. #fatelisbarcare #SeaWatch» fa sapere Davide Faraone, deputato Pd e segretario regionale del partito in Sicilia.

Sul caso interviene anche l'arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei Vescovi europei. Le persone a bordo della Sea Watch «sono nel loro bisogno estremo, davanti alla nostra attenzione - ha detto - e dobbiamo fare di tutto per rispondere a questa situazione». «Non entro nel merito del caso - ha detto - perché so che è una situazione che ha legislazioni di diritto nazionale e internazionale da applicare, ma certamente l'aspetto umanitario non ci può lasciare indifferenti. Ci sono persone che sono lì e hanno bisogno di molto, e questo è il punto fondamentale. Tutto il resto sono questioni giuridiche che mi auguro siano risolte al più presto, in un clima europeo che deve fare un passo avanti molto serio».

L'Acnur intanto denuncia che se il numero dei migranti morti nel Mediterraneo è più che dimezzato nel 2018, il tasso di mortalità in è più che raddoppiato: lungo la rotta Libia-Europa si è passati da un decesso ogni 38 arrivi nel 2017 a uno ogni 14 l'anno scorso. Il bilancio delle vittime è stato particolarmente pesante nel Mediterraneo occidentale, lungo la rotta verso la Spagna, dove il numero dei morti è quasi quadruplicato nel 2018 rispetto al 2017. È quanto emerge dal rapporto dell'Acnur intitolato "Viaggi disperati". Il rapporto rivela inoltre che in seguito ad un rafforzamento delle attività della Guardia Costiera libica, l'85% dei migranti tratti in salvo o intercettati nella cosiddetta Regione Libica di Ricerca e Salvataggio (SRR) sono stati portati in Libia, dove sono stati soggetti a «incarcerazione in condizioni spaventose». Per questo, un maggior numero di barconi hanno cercato di oltrepassare la SRR libica per sfuggire alla Guardia Costiera del Paese facendo rotta verso Malta o l'Italia.





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