mercoledì 30 gennaio 2019
La Corte di Strasburgo chiede subito cure mediche, cibo e acqua per i 47, ma non impone lo sbarco. Segnali di apertura da Parigi e Berlino. Bassetti: bisogna riscoprire la dignità della persona umana
La nave Sea Watch (Ansa)

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Cinque Paesi per 47 migranti: Germania, Francia, Portogallo, Romania, Malta. Più uno, l’Italia. Nel giorno in cui si decide la sorte giudiziaria di Matteo Salvini e vengono rimessi in discussione i già precari equilibri di governo, dalle principali cancellerie europee si aspettano adesso lo sbarco immediato dalla Sea Watch 3. Una decisione che viene data ormai per scontata, ma che agita il Viminale. La magistratura, infatti, non ha rinvenuto irregolarità nel comportamento dell’equipaggio, ma dalla prefettura di Siracusa non vedono di buon occhio la possibilità che la nave riprenda rapidamente il mare, dove le partenze e le stragi di migranti non si sono fermate. Perciò non è escluso che dopo il trasbordo dei migranti, possano essere ordinate ispezioni a bordo del vascello umanitario.

Era molto attesa la decisione della Corte dei diritti umani di Strasburgo, investita con istanza urgente proprio da Sea Watch. I giudici non hanno voluto forzare la mano, riconoscendo però che i diritti dei naufraghi rimasti in balia delle maree politiche devono essere rispettati, specialmente dei minori a cui l’Italia deve garantire un’adeguata assistenza legale. E ieri a bordo sono stati portati grazie alla Croce rossa viveri, coperte, farmaci e alcuni bagni chimici in sostituzione di quelli della nave oramai intasati e fuori uso. Più che la decisione in sé, contano i principi richiamati dalla Corte dei diritti dell’uomo. Bisogna «prendere tutte le misure necessarie, al più presto, per fornire a tutti i ricorrenti adeguate cure mediche, cibo, acqua e spese di base se necessario. Per i 15 minori non accompagnati si chiede al governo di fornire una adeguata assistenza legale» dicono i giudici, che spiegano di non aver accolto «le richieste dei richiedenti di essere sbarcati».

In gioco ci sono valori che, per dirla con il cardinale Gualtiero Bassetti, si riflettono nelle norme che definiscono l’architettura della comune convivenza. «Il mio pensiero non può non andare alle 47 persone che attendono, fra mille disagi, di essere sbarcate dalla nave Sea Watch. La fede nel Signore – è stata la preghiera del presidente della Cei e arcivescovo di Perugia durante la Messa per la solennità del patrono San Costanzo – ci aiuti sempre a riscoprire la dignità della persona umana e a far sì che non sia mai umiliata!». Queste ora potrebbero essere decisive, grazie anche ai primi segnali arrivati dall’Europa.

«La Francia rispetta i tre principi che sono il rispetto del diritto umanitario, dello sbarco in un porto sicuro e la condivisione nella redistribuzione dei migranti» ha rimarcato il presidente francese Macron. Ma gli impegni presi dagli altri leader dell’Ue mostrano però la debolezza di un sistema che non si è voluto riformare. Ora è proprio il premier Conte a riconoscere che «si lavora sempre su base volontaria, serve un meccanismo che funzioni in modo automatico e condiviso, non possiamo soffrire sempre l’emergenza».

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