giovedì 28 marzo 2024
A Brugherio si rilascia un attestato di cittadinanza onoraria agli studenti, mentre i singoli istituti si impegnano a formare, con risorse ad hoc, i docenti impegnati con le seconde generazioni
COMMENTA E CONDIVIDI

«È una grande ricchezza averti nel nostro Comune ». C’è scritto così sull’attestato con cui il municipio di Brugherio, in provincia di Monza, riconosce la cittadinanza onoraria agli studenti di origine straniera che in città frequentano la scuola primaria o secondaria. Ufficialmente l’iniziativa simbolica è nata nel 2017 con l'aggiunta di un apposito articolo nel regolamento comunale e la prima cerimonia di consegna dalle mani del sindaco; ma per Brugherio l'attenzione agli studenti stranieri è molto più antica e una priorità da quasi 25 anni. Oggi gli istituti comprensivi del Comune adiacente a Monza contano 548 alunni di origini straniere, poco più del 20% del totale degli scolari: un numero discreto, che però le scuole e il Comune hanno scelto di valorizzare al massimo prendendo le loro richieste sul serio fin dall'inizio, mettendosi in rete e offrendo una proposta puntuale, poi sposata da tutte le amministrazioni succedutesi.

Il progetto, inaugurato nel 2000, si chiama “Crescere in un arcobaleno di culture”. Lo illustra Mario Baldo, che nel municipio di Brugherio è responsabile della Sezione Istruzione e Integrazione: « Da un lato il Comune ha facilitato il ruolo delle scuole nell’accoglienza e inclusione degli alunni stranieri; dall’altro ci ha messo del proprio con facilitazioni linguistiche e mediazioni interculturali totalmente a carico dell’amministrazione, operativamente affidate alla cooperativa Progetto integrazione ». Alle 570 ore annuali di intervento nelle classi si aggiunge anche il lavoro di una consulente didattica esterna a disposizione per consigliare agli insegnanti gli strumenti migliori per lavorare con i ragazzi stranieri. Le singole scuole fanno il resto. L’Istituto Don Camagni, per esempio, destina 6mila euro all’anno dei propri fondi per finanziare ore di lezione di italiano come lingua straniera. «In vent’anni – spiega la professoressa Filomena Magnifico, referente per l’intercultura del plesso – abbiamo formato i docenti attraverso corsi appositi, che sono praticamente obbligatori per chi ha una cattedra nel nostro istituto e ci siamo specializzati nell’inclusione linguistica. Dalla scuola per l’infanzia alla secondaria, i corsi avvengono in gruppi suddivisi per livello, con una didattica adeguata all’età».

Dedicarsi all'insegnamento dell’italiano e all’integrazione è importante soprattutto per la scuola secondaria; qui si tocca con mano che il lavoro extra paga. « In terza media – continua Magnifico – facciamo orientamento per le scuole superiori e non è mai capitato che l’italiano diventasse un ostacolo ai desideri degli alunni. È bene sottolineare, però, che anche in questa fase noi insegnanti ci occupiamo di indicare agli studenti le scuole più equipaggiate per seguire gli alunni stranieri, ci mettiamo in contatto con il referente intercultura della scuola superiore scelta e diamo informazioni per la compilazione del piano didattico specializzato previsto per il singolo alunno straniero. In questo modo il passaggio dalle medie alle superiori avviene senza traumi e ciascuno può scegliere liberamente il proprio futuro. Nel 2023 una ragazza moldava, arrivata in Italia da appena un anno, si è iscritta al Liceo classico Carducci a Milano e oggi lo frequenta senza problemi». Ancora una volta, dunque, fare rete appare fondamentale. «Sarebbe bello e utile – lancia l’idea Baldo – un convegno in cui Comuni e scuole del territorio si scambiano esperienze d’integrazione e fanno “tesoro comune” delle iniziative riuscite. Anche perché oggi per noi coinvolgere i ragazzi di origine migratoria in attività di svago o nel tempo libero è ancora difficile. In questo conteso le scuole restano un canale preziosissimo per l’integrazione».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: