mercoledì 12 settembre 2018
Oltre otto milioni di studenti tornano in aula, tra attese, progetti e non poche proteste. Lunedì l’inaugurazione con Mattarella e il ministro Bussetti all’isola d’Elba
8 milioni di studenti in aula tra precari e vaccini. Dispersione la vera sfida
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Scioperi, polemiche sull’obbligatorietà dei vaccini, paura per la sicurezza degli edifici (acuitasi dopo la tragedia di Genova), proteste dei precari e dati internazionali che mostrano un sistema scolastico italiano 'poco in salute'. Non è certo il miglior biglietto da visita quello con cui si presenta il nuovo anno scolastico che sta partendo in questi giorni nelle regioni del nostro Paese. E anche quest’anno si svolgerà la «inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico» alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, lunedì 17 dalle 16.30 alle 18.40. E quest’anno è stata scelta come sede della cerimonia l’Istituto tecnico commerciale per geometri «Cerboni» di Portoferraio sull’Isola d’Elba. Ma già oggi alle 12 il sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano aprirà l’anno scolastico a Ortona (Chieti), mentre domani alle 12.30 sarà, con il premier Giuseppe Conte, a San Severino Marche.

Il rientro. Oggi tornano in classe gli studenti di Campania, Lombardia, Sicilia, Trento, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, che vanno ad aggiungersi ai loro colleghi di Abruzzo, Molise, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte, che hanno iniziato lunedì scorso. Domani tocca al Molise mentre con il 17 settembre il quadro sarà completato dalle altre regioni (ad eccezione della Puglia dove si riparte il 20). Dunque da settimana prossima saranno tornati in classe 8,6 milioni di studenti, di cui 7,6 milioni nella statale (con una leggera flessione di poco più di 60mila unità) e quasi 900mila nella paritaria. Ad accoglierli nella statale 822.723 docenti, di cui 141.412 di sostegno. Nella statale 919.091 bambini frequenteranno la scuola dell’infanzia, 2.498.521 la primaria, 1.629.441 la media, 2.635.582 le superiori.

Gli scioperi e le proteste. I sindacati autonomi e di base, sono furiosi. «Il governo e i Cinquestelle non stanno rispettando gli impegni presi» accusa il portavoce nazionale dei Cobas scuola Piero Bernocchi puntando il dito in particolare sulla mancata riapertura delle graduatorie e lo smantellamento della legge 107/2015 nota come «la buona scuola». In realtà il ministro Marco Bussetti qualche segnale in tal senso lo ha dato con la sospensione della chiamata diretta dei docenti per l’organico aggiuntivo (dando soddisfazione ai sindacati e deludendo i dirigenti scolastici) e il rinvio dell’inserimento dell’alternanza scuola-lavoro nella definizione dell’esame di maturità, che doveva partire con questo anno scolastico. Dal fronte confederale forte l’invito al ministero a non «chiudere mai il dialogo con le parti per poter costruire buone relazioni», come sottolinea la leader della Cisl Scuola Madddalena Gissi. Ma nel mirino c’è soprattutto la mancata riapertura delle graduatorie che, aggiunge il presidente nazionale di Anief Marcello Pacifico, «potrebbe risolvere il problema del precariato». La replica non si fa attendere e arriva da due parlamentari pentastellati della Commissione Istruzione, Alessandra Carbonaro e Lucia Azzolina: «L’estensione delle graduatorie ad esaurimento avrebbe in realtà creato nuova precarietà nella scuola, e avrebbe accresciuto le fila dei docenti precari». Ecco allora il voto contrario di M5s nell’esame del decreto Milleproroghe sull’emendamento proposto per la riapertura delle graduatorie.

Il caos vaccini. La situazione in questi giorni di ritorno in classe è quanto mai confusa tra annunci di rinvii dell’obbligatorietà, successiva retromarcia e poi nuove voci di possibilità di autocertificazione. Scuole sicure . Lo stato di salute degli edifici che ospitano le scuole italiane rimane critico. Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva «solo il 5% delle scuole sono antisismiche». Ma anche il capitolo manutenzione straordinaria batte cassa. Per ora invano.

La dispersione scolastica. Altro tema dolente, che si presenta soprattutto nel passaggio tra medie e superiori. E ancora una volta è il Mezzogiorno a far registrare i tassi più alti. Lo ribadisce uno studio dello Svimez, associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che segnala come al Sud il 18,5% dei ragazzi hanno abbandonato la scuola avendo conseguito al massimo la licenza media, rispetto all’11,3% del Nord e al 10,7% del Centro. Un fenomeno - la dispersione - , che si lega spesso anche a quello dei Neet.

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