giovedì 30 ottobre 2008
Il testo del dl già approvato alla Camera il 9 ottobre non è stato modificato dai senatori e ora è legge. In tre anni sarà ridotto di 87mila unità il numero degli insegnanti.
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Scuola si cambia. Alle 10,44 il decreto legge Gelmini diventa legge nell’aula di palazzo Madama, con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti. È lo stesso Ministro per l’Istruzione, Mariastella Gelmini a spiegare in uno scarno comunicato come da oggi «la scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell’educazione» annunciando, fra l’altro, che entro una settimana metterà mano a un piano che riguarda l’Università. Gli fa eco il Presidente del Consiglio. «Bene, è stato un voto che è andato come è logico che andasse. Un grande risultato» dice Sivio Berlusconi, che aggiunge: «Dispiace solo che sono stati presi in giro e ingannati dalla sinistra tanti ragazzi a Roma e in altre città».Il contestato dl 137, approvato il 9 ottobre dalla Camera, non è stato modificato dai senatori e ora è legge. Il provvedimento, che introduce tra l’altro il maestro prevalente nelle scuole e punta a ridurre in tre anni di 87.000 unità il numero degli insegnanti bloccando il turnover, è stato convertito in legge a Palazzo Madama. «Provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l’introduzione dell’educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l’introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani», afferma Gelmini.Un sì caratterizzato dentro Palazzo Madama da dichiarazioni di voto al vetriolo e fuori, in strada, dalla vivace protesta degli studenti che radunati in sit in urlavano cori e slogan. Ma la maggioranza va avanti senza tentennamenti. «La ricreazione è finita», dice polemicamente Federico Bricolo, capogruppo della Lega, rivolto all’opposizione sottolineando che sulla scuola «la sinistra ha sparso solo critiche e falsità, nessuna proposta costruttiva. Su questo tema ci saremmo aspettati un’opposizione più matura, ma così non è, e quindi andremo a fare questa riforma da soli». Il governo andrà avanti con le sue riforme nel settore dell’istruzione, perché «l’università è malata e bisogna cambiarla» con interventi che rispondono al principio in base al quale «la meritocrazia è sinonimo di democrazia», promette il vicepresidente vicario del Pdl, Gaetano Quagliariello. E aggiunge: «Noi dobbiamo questa chiarezza di linguaggio a chi protesta, ma soprattutto la dobbiamo a quei tanti giovani che sono la maggioranza silenziosa del Paese e che pensano che per il loro futuro sia proficuo seguire corsi, dare esami e magari esprimere fiducia nei meccanismi della democrazia rappresentativa». Per il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri l’approvazione del dl «è un altro importante risultato nell’azione del centrodestra» perché razionalizza la spesa della scuola elementare, riporta con il maestro prevalente «una figura pedagogica importante soprattutto per i bambini che avviano la loro attività scolastica, e ripristina principi di tutela del merito con i voti e con criteri di valutazione più chiari e più utili anche alle famiglie». E aggiunge: «La campagna di menzogne non ci ha fermato ed il voto è giunto nei tempi programmati. Invitiamo gli studenti, pochi in verità, che ancora si fanno manipolare da Veltroni a prendere atto che la ragione è dalla nostra parte e che non è utile la loro opera in difesa della casta dei baroni. Peraltro la loro protesta è condizionata dalla meteorologia».Ad accendere ulteriormente il clima da stadio ci pensa Francesco Cossiga. «Erano i tempi di Berlinguer non di Walter Veltroni, i tempi di Alessandro Natta e non di Franco Marini. Erano i tempi del glorioso Partito comunista. Quando Luciano Lama venne cacciato dall’Università, il gruppo del Pci si alzò in piedi ad applaudirlo. E io venni applaudito perché avevo fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Luciano Lama». Parla a braccio il senatore a vita, penultimo degli iscritti a intervenire in Aula per dichiarazione di voto. E si abbandona ai ricordi di quando, ministro dell’Interno, si trovò a fronteggiare la contestazione studentesca e il Movimento degli autonomi nelle Università. Cossiga annuncia il suo voto a favore del decreto Gelmini, ma il bersaglio del suo intervento è la differenza di atteggiamenti fra il "vecchio" Pci e il Partito democratico sui problemi della scuola. «Ai tempi della Cgil di Lama ci mettemmo d’accordo così: prima gli studenti li picchiavano quelli del servizio d’ordine della Cgil, poi toccava alle forze dell’ordine. Sono stato il ministro dell’Interno di tre governi di solidarietà nazionale», dice l’ex presidente della Repubblica, contestato dai banchi della sinistra.
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