sabato 21 febbraio 2009
Iscrizioni 2009, ultima settimana Di Tolve: materia per la persona
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Una «disciplina culturale» all’interno del per­corso scolastico. Una materia «capace di su­scitare nei ragazzi le domande fondamenta­li della vita, cercando di offrire loro risposte concre­te ». Per don Michele Di Tolve, responsabile dell’uf­ficio scuola e Irc della Diocesi di Milano, è questa l’essenza dell’Insegnamento della religione cattoli­ca presente nella scuola italiana. Una materia op­zionale, cioè che deve essere espressamente richie­sta dalla famiglia o dallo studente, ma «pienamente inserita nel percorso formativo dagli studenti del no­stro Paese». Una scelta fatta dal 91,1% della popola­zione studentesca e che in queste settimane sono stati invitati a compiere i genitori all’atto dell’iscri­zione dei propri figli al primo anno della scuola del­l’infanzia, delle elementari, delle medie e delle su­periori. Un’operazione ancora in corso e che si con­cluderà il 28 febbraio. Del resto, come ha sottoli­neato, lo scorso novembre, nel suo messaggio la Pre­sidenza della Conferenza episcopale italiana, que­sto insegnamento «si inserisce a pieno titolo nell’e­ducazione delle giovani generazioni», perché «favo­risce la riflessione sul senso profondo dell’esisten­za, aiutando a ritrovare, al di là delle singole cono­scenze, un senso unitario e un’intuizione globale». Proprio per questo, aggiunge don Di Tolve, «diven­ta importante offrire ai ragazzi di frequentare que­sto insegnamento. Lo è perché permette ai giovani di rispondere ai due quesiti fondamentali per la co­noscenza dell’uomo: 'perché' e 'per chi'. A questo punto diventa chiaro come questo insegnamento sia fondamentale nella crescita di un ragazzo, per permettergli di ricercare il senso della sua esistenza, del suo fare, del suo formarsi». Già perché non è suf­ficiente il sapere e il saper fare, ma «è il saper essere nella società e nel mondo» il punto qualificante di un percorso formativo. Ragazzi con una bussola per la loro vita, «in grado di orientarsi in essa e di pro­gettare per il futuro». Una opportunità offerta non soltanto agli studenti cattolici, ma «a tutti, compresi i ragazzi che sono di altre fedi religiose. L’Irc non è catechismo o tentati­vo di conversione – sottolinea con forza don Di Tol­ve –, ma una disciplina culturale, che permette un approccio interreligioso e multiculturale». Non so­lo, l’Irc «e la conoscenza della religione cristiana per­mette, a chi appartiene a un altro credo religioso, di comprendere meglio la cultura, l’arte, la letteratura, l’architettura, la storia del nostro Paese». E così ac­cade che a iscriversi all’Irc siano anche studenti mu­sulmani. «A Sesto San Giovanni – racconta il re­sponsabile scuola della diocesi ambrosiana – il 97% degli studenti musulmani presenti dalla materna al­le medie si avvale dell’Irc, perché le loro famiglie hanno compreso il valore culturale di questo inse­gnamento », a differenza di diversi italiani che si la­sciano tentare, soprattutto alle superiori, «dall’ine­sistente ora alternativa, che gli istituti non organiz­zano ». Infatti, dati alla mano, il 48,1% di chi non si avvale dell’Irc sceglie l’uscita da scuola durante quel­l’ora di lezione. Un fenomeno che «nelle grandi me­tropoli, come a Milano, raggiunge livelli d’attenzio­ne – spiega don Di Tolve –, ma che nei centri della provincia appare più contenuta». Nonostante difficoltà e, a volte, aperta ostilità, l’Irc negli ultimi 25 anni ha fatto un grande sforzo di rin­novamento e di adeguamento ai cambiamenti del­la stessa scuola. «I docenti di questa materia si ag­giornano con costanza – rivendica don Di Tolve – e lo stesso insegnamento ha rinnovato gli obiettivi spe­cifici di apprendimento. Sono docenti come i colle­ghi delle altre discipline e con loro concorrono alla formazione integrale dello studente come persona».
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