sabato 14 marzo 2015
​Dubbi di sindacati e associazioni su precari e paritarie.
Passo avanti ma da completare di Enrico Lenzi
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«Abbiamo la fiducia e la convinzione che il Parlamento farà presto e bene». All’indomani della presentazione della riforma della buona scuola il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini si dichiara ottimista sul percorso che il provvedimento («approvato con un parto indolore e gioioso» ha detto) si appresta a iniziare alle Camere. Il testo dovrebbe approdare a Palazzo Madama, come annuncia la capogruppo del Pd in commissione Istruzione, la senatrice Francesca Puglisi, augurandosi che «non ci siano lentezze e ostruzionismi perché ci sono misure che la scuola aspetta da molto tempo». E la campagna informativa sugli aspetti innovativi della riforma ha visto impegnati ieri anche i tre sottosegretari del ministero di viale Trastevere. «C’è tantissima buona scuola in Italia. Abbiamo fatto una riforma che esalta tutte le esperienze positive e che dà strumenti alle scuole per poter fare meglio» sottolinea Davide Faraone (Pd), mentre Gabriele Toccafondi (Ncd) aggiunge che «è un risultato storico poter consentire l’assunzione di 101 mila precarie e migliorare il percorso di studi degli studenti ed il lavoro dei loro insegnanti. Nella riforma c’è tutto e ci sono anche le risorse, per questo ne andiamo fieri». «Il modello di scuola tratteggiato nel disegno di legge – aggiunge Angela D’Onghia (Gal) – in parte completa i precedenti interventi normativi, di cui tutti abbiamo lamentato l’incompleta attuazione, colmando alcune lacune essenziali, e in altre parti va verso un disegno liberale che è ampiamente condivisibile». Meno entusiasmo, invece, nelle reazioni provenienti dal mondo della scuola: dalla bocciatura senza appelli di alcune associazioni studentesche alla sottolineatura di aspetti critici particolari da parte di associazioni e movimenti. Assunzioni e valorizzazione dei docenti. «Condivisibili alcuni contenuti, ma tanti altri negativi», tra cui proprio la «delusione per le 100mila assunzioni in luogo di 150mila» commenta Domenico Pantaleo, leader della Flc-Cgil. «Quella che il governo definisce riforma è di fatto un provvedimento unilaterale che cerca di uniformare il funzionamento e la gestione della scuola a quelli di un’azienda» arriva addirittura a sostenere Giuseppe Mascolo, segretario dell’Ugl scuola. Pronti alla battaglia legale i rappresentanti dell’Aniel, che attraverso il leader Marcello Pacifico, non esclude l’avvio di una campagna di ricorsi al tribunale sugli esclusi dalle assunzioni. In realtà sindacati e associazioni professionali riconoscono che l’assunzione di poco più di 100mila docenti rappresenta un passo importante, ma sottolineano all’unisono la delusione per la mancata conferma dei 150mila prospettati. Autonomia scolastica. Un giudizio positivo sugli interventi per l’autonomia arriva dalla responsabile scuola di Forza Italia Elena Centemero, che annuncia l’impegno in Parlamento per «recuperare la valorizzazione del merito». Di «rivoluzione storica» parla Gaetano Quagliariello, coordinatore di Ncd, annunciando che come partito della maggioranza «ci impegniamo a sostenere». Più critico il capogruppo di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, che parla di «scatola vuota e senza coperchio finanziario». E da sinistra il leader di Sel, Nichi Vendola parla solo «di propaganda da Palazzo Chigi». La scuola paritaria. «Bene» aver ribadito il principio della parità scolastica e individuato uno strumento per favorire la libertà di scelta, ma qualche delusione viene espressa dal mondo della scuola paritaria per l’esiguità della cifra detraibile. «Non possiamo non esprimere la delusione delle famiglie per il risultato finale» dice Roberto Gontero presidente nazionale dell’Associazione genitori scuole cattoliche. «Ci riserviamo di esprimere un giudizio in attesa di poter esaminare il testo» fa sapere la Federazione delle materne di ispirazione cristiana (Fism), che prende atto che «il percorso verso una effettiva parità è ancora lungo e accidentato». Soddisfatti per il principio riconfermato si dicono gli esponenti dei maggiori partiti di maggioranza (Pd e Ncd) sottolineando con forza questo passaggio.
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