venerdì 2 agosto 2013
L’ex premier a un passo dall’addio dopo il caso Olivero. Nasce un gruppo di lavoro per la fase due del partito. Polemica cattolici- Italia futura.
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Gli animi sembrano rasserenati solo a parole. Dopo la burrascosa riunione notturna, in cui l’ex premier «amareggiato e disgustato» è persino arrivato a rassegnare le dimissioni da presidente di Scelta Civica (poi ritirate), il partito di Mario Monti vive una tregua armata. L’unica certezza è che Andrea Olivero non è più coordinatore unico, ma avrà l’incarico di costituire un gruppo di lavoro che elabori, in un documento da presentare a settembre, una nuova visione di cultura politica che prevenga «tendenze centrifughe» e indirizzi nuovamente il partito. Ma, the day after, il braccio di ferro Monti-Olivero, la coesione invocata ieri dal Prof come condizione per «restare a guidare» un movimento che considera comunque «una realtà molto promettente», sembra tutt’altro che scontata. «No, nessun commissariamento» è la risposta diplomatica dell’ex presidente delle Acli, che giustifica i toni aspri della direzione-fiume come «è giusto che sia, all’interno di una forza politica nuova che sta tentando di mettere insieme idee politiche diverse». Nessun padre padrone insomma, precisa Olivero, "colpevole" secondo i fedelissimi di Monti di strizzare l’occhio all’Udc (venerdì scorso ha partecipato, con altri big del partito, a un convegno sul popolarismo considerato troppo vicino agli scudocrociati). La tensione tuttavia resta. Da un lato l’ala cattolica e quella laica o, come l’ha definita il deputato Gianluigi Gigli, quella «più sociale e quella più economicista», che considera la destituzione di Olivero come «un errore nella sostanza». Dall’altra, i montiani e l’area di Italia Futura che fanno quadrato attorno al Prof; gli stessi, capeggiati da Alberto Bombassei, che mercoledì notte hanno fermato sulla porta Monti dopo le dimissioni. Che la pacificazione sia solo apparente si deduce, difatti, da come, su Twitter, il cattolico Lorenzo Dellai risponde per le rime ad Andrea Romano: «Nessuno voleva annettere o essere annesso. Romano si dia una calmata». Il montezemoliano, poco prima, aveva accusato l’Udc del «fallito tentativo di annettersi con i soliti vecchi metodi» e chiesto «trasparenza e gruppi autonomi parlamentari per ripartire». La situazione in Sc avrebbe creato problemi anche tra i centristi e l’irritazione, si mormora, di Pier Ferdinando Casini. Il leader infatti si sarebbe sfogato, spiegando che l’Udc non può accettare tutto quello che decidono gli altri. Ferma restando, però, la volontà di andare avanti sulla strada intrapresa.
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