sabato 20 gennaio 2024
La segretaria contro la consigliera veneta che è rimasta in Aula per votare secondo coscienza: «Una ferita». Ma non sarà punita. L'area "liberal" insorge sulla proposta di non dare armi a Tel Aviv
Elly Schlein al seminario dei deputati Pd a Gubbio

Elly Schlein al seminario dei deputati Pd a Gubbio - Ansa

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Se il “ritiro” di Gubbio dei deputati del Pd doveva contribuire all’unità del partito in vista della lunga campagna elettorale verso le Europee, l’atteso intervento della segretaria Elly Schlein non ha esattamente aiutato a centrare l’obiettivo. Perché su due questioni caldissime tra i dem, il conflitto Hamas-Israele e il fine vita, la leader ha speso parole che hanno evidenziato le differenze interne e hanno lasciato perplessi, nuovamente, liberal e cattodem.

Schlein arriva respingendo le «elucubrazioni» sulla sua assenza alla prima giornata di “ritiro”: «Sono andata a vedere un film stupendo, Krypton, che dovrebbero vedere tutti...», dice. Poi una battuta per stemperare: «La Spa è chiusa e non abbiamo portato pistole», scherza riprendendo il caso-Pozzolo.

Poi, però, su due temi che caratterizzano l’identità dem, le esternazioni che dividono. Tornando sul voto in Veneto sul fine vita, Schlein ritiene «una ferita» il fatto «che ci sia stato anche un voto da parte del Pd. Se il partito ti chiede di uscire dall’aula è giusto farlo e non decidere da sola», è l’attacco che sferra alla consigliera regionale Anna Maria Bigon, che non ha voluto seguire l’indicazione del gruppo perché avrebbe portato ad approvare la legge caldeggiata dal governatore Zaia. «Non abbiamo chiesto di votare a favore, ci mancherebbe, ma se il gruppo ti chiede di uscire dall'aula per non contribuire all'affossamento della legge, è giusto uscire dall'aula e non decidere da sola l'esito di quella scelta che ricade su tutto il partito», ribadisce Schlein, senza considerare che, per la libertà di coscienza cui si è appellata Bigon, uscire dall’aula equivaleva a dire sì ad una legge che non condivideva.

Ma dal partito di largo del Nazareno arrivano due repliche chiare a Graziano Delrio che in una intervista ad Avvenire, aveva minacciato di autosospendersi se fossero arrivate sanzioni. «La disciplina di partito, sui temi eticamente sensibili, non può sovrastare la libertà di coscienza - precisa il deputato dem Lorenzo Guerini - Provvedimenti nei confronti della consigliera Bigon negherebbero questo principio che è stato alla base, fin dall'inizio, del nostro partito». Anche il segretario Pd del Veneto Andrea Martella assicura che «nessuno nel gruppo dirigente del Pd ha mai parlato di sanzioni». La segretaria dem però iniste sul caso Veneto e parla di «un’occasione persa». Parole che fanno storcere il naso non solo all’aria cattolica, ma a quel fronte trasversale che già ha arginato la segretaria nei giorni del voto sulla maternità surrogata. Per la segretaria, ora, il tema è rilanciare la proposta di legge «per assicurare un fine vita dignitoso», su cui proprio i cattolico-democratici del Pd avevano costruito una faticosa unità interna durante la scorsa legislatura.

I liberal invece restano impressionati da un altro passaggio della segretaria, quello inerente il conflitto Hamas-Israele: «Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l'invio di armi e l'esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra». Una posizione che piace a M5s ma che non solo scatena i partiti di maggioranza, che accusa Schlein di «irresponsabilità», ma anche parte dei gruppi dem e le forze di opposizione centriste.

Un doppio scivolone che alla fine della giornata di “ritiro” mette in secondo piano anche il tema più atteso, la candidatura alle Europee («Prima il progetto, poi i nomi», glissa Schlein). Così come diventa secondario, nella narrazione della giornata, il tentativo di compattare il partito contro Meloni a partire dal caso-Report: la premier, dice Schlein, «ha superato Berlusconi». Sugli “editti” ma anche sui principali temi dell’agenda politica su cui le due leader si misureranno nel confronto in tivvù.

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