giovedì 20 dicembre 2012
​Abbattere le vele? Eliminare l'amianto? Portare nei quartieri a rischio nuovi reparti dell'esercito? Parla don Francesco Minervino, decano della Zona Nord: «Solo promesse di cui non abbiamo bisogno. Invece dei soldati vogliamo educatori».
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​Periferia Nord di Napoli. Chiaiano, Scampia, Miano, Marianella, Secondigliano. La terra del grande equivoco. L’effetto annuncio ha preso il posto della normalità. «Non servono le parate o gli eventi straordinari, bisogna riportare il quartiere alla normalità – si sfoga don Francesco Minervino, decano dei sacerdoti della zona –. Purtroppo la camorra investe sui giovani, come dimostra l’età sempre più bassa dei nuovi boss». Il contrario di quanto accade in altri settori della vita democratica e partecipata dove invece i giovani sono esclusi: «La criminalità – continua – punta sui giovani poco scolarizzati». a dispersione scolastica, sconfitta di tutte le agenzie educative, è il problema cruciale. Per tenere aperte tutte le scuole di Scampia fino alle sette di sera basterebbero 30mila euro, la spesa per lo straordinario di due bidelli in ogni scuola. Invece dei soldati ci sarebbero educatori, animatori, allenatori di corpi, di anime, di coscienze. «Le associazioni che lavorano sul territorio già ci sono e le conosciamo bene. Bisognerebbe semplicemente far partire le attività dopo l’orario scolastico», ribadisce Enzo Montesano, dirigente scolastico della Montale, la scuola che fu teatro due settimane fa di un mortale agguato di camorra. La scuola è una roccaforte da difendere. Ma l’istituto Salvo D’Acquisto nel quartiere di Miano ha chiuso perchè non c’erano i soldi per fare gli interventi di manutenzione, e non è l’unico. «Sì, la periferia Nord affonda nell’incuria e nell’indifferenza dell’amministrazione comunale e dei politici», riprende don Minervino che, parroco della chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo a Miano, indica la voragine, apertasi ai primi di dicembre a pochi metri, come simbolo della disperazione in cui questa periferia sta cadendo. «La nostra storia, piena di bene e di santità, rischia di essere dimenticata» afferma amaramente. Don Francesco si fa voce della sua gente, impaurita, smarrita, emarginata, "figliastri", tali li definisce, di una città senza memoria. A nome loro e delle loro vite don Francesco parla: «Per assicurare un avvenire diverso ai ’figliastri’ di Napoli bisogna intervenire sulla società e sulla città. Con azioni concrete al posto dei proclami». Il sindaco Luigi de Magistris aveva annunciato l’abbattimento delle Vele rimanenti, eliminando – almeno in parte a Scampia – il pericolo amianto e valorizzando con nuove strutture il territorio. «Solo promesse. Non è questo che conta. Occorre invece – insiste don Minervino – rompere il meccanismo che fa sì che chi nasce marginale muore emarginato o delinquente. Se al povero come strumento di difesa e di promozione sociale si lascia solo la violenza, non ci si può lamentare dell’eterno riprodursi della camorra».«Gli omicidi si susseguono ma – osserva ancora il decano – è sbagliato pensare che c’è stata una prima faida anni fa e ora è ripresa. Non si è mai interrotta. Ecco perché lo Stato democratico deve riprendere possesso di questi quartieri non solo con le forze dell’ordine, ma garantendo a tutti diritti e futuro».
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