martedì 17 febbraio 2009
A spoglio quasi ultimato il candidato del centrodestra con il 51,8% distanzia di 8 punti il governatore uscente Renato Soru, fermo al 42,9%. Affluenza in calo, al 67,58%. Spoglio a rilento per gli effetti del cosiddetto voto disgiunto.
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Il sorriso gliel’ha tolto solo il cronista che ieri mattina l’ha chiamato «sprovveduto». E in effetti, si può ben dire che Ugo Cappellacci, il nuovo presidente della Giunta regionale sarda, sia sconosciuto, quanto meno rispetto a Renato Soru che ha sconfitto sfiorando il 52 per cento, con nove punti di distacco. Ma sprovveduto proprio no. Tagliandosi la barba e sorridendo sempre, come gli ha suggerito Gavino Sanna, e poi restando sempre un passo indietro a Berlusconi, ha conquistato la poltrona più ambita dell’isola, quella su cui si sarebbero seduti volentieri tutti i notabili del Pdl.Ieri, incontrando i giornalisti, tra mozioni degli affetti, fair play verso lo sconfitto, ammiccamenti campanilistici e prudenza nell’analisi di un voto scrutinato tra mille difficoltà, il giovane commercialista cagliaritano ha spiegato perché il centrodestra ha vinto le elezioni regionali. Non solo perché, come ha detto anche il premier, Berlusconi «ci ha messo la faccia: avere un rapporto privilegiato con il governo costituirà un’opportunità per tutta la regione e questo i sardi lo hanno capito» ha detto Cappellacci. Una verità lapalissiana, biasimata dal centrosinistra già durante la campagna elettorale e che il premier è venuto a Cagliari a ribadire alla chiusura, alimentando scientemente un’aspettativa di proporzioni colossali in questa regione che, dato diffuso ieri, ha un tasso di disoccupazione giovanile del 32,5%.Renato Soru è stato sconfitto anche dall’abissale distanza che si è creata dopo il 2004 tra le attese che aveva sollecitato il suo esempio di manager di successo e le condizioni di crisi in cui è piombata l’isola. Spiega Mario Medde, segretario regionale della Cisl. «Il governatore ha cancellato la concertazione e in cambio ha portato la regione alla recessione più rapidamente di quanto ci sia arrivato il resto del Paese. È riuscito a far disamorare anche gli ambienti tradizionalmente vicini al centrosinistra». I quali non hanno votato (l’astensionismo si è mangiato il 3%), hanno stracciato la scheda (le nulle, 15mila, sono il terzo partito della Sardegna e poi ci sono le schede annullate volontariamente, circa 3300, e quelle bianche, più di 5mila) oppure hanno scelto Cappellacci.Il vincitore ieri ha lanciato i primi segnali a questo mondo. Alle scuole private e al settore della formazione, cui Soru aveva tagliato i viveri, ha detto che ci sarà una riforma, ma «senza sprechi», perché «se esistono realtà che sono degli autentici patrimoni per la Sardegna, come l’istituto dei Salesiani a Silargius, non si può dire lo stesso di certi corsi tenuti negli scantinati». Grande attenzione, inoltre, al mondo del lavoro e a quello delle povertà, «ai cassintegrati che stanno diventando un popolo»: i primi provvedimenti saranno, ha ribadito, «per l’emergenza occupazione, lavoro e povertà». Infine il voto disgiunto: il presidente del centrodestra è stato eletto con un numero di voti inferiore a quello raccolto dalla sua coalizione (e a sinistra la situazione è speculare, ma con Soru in vantaggio sul centrosinistra) ed è fuori di dubbio che se una parte di questo consenso arriva dal terzo settore e dal mondo del lavoro, un’altra parte giunge dalle fila dei sindaci di centrosinistra. Sono furiosi con Soru per i vincoli imposti dalla legge «salvacoste» che ha tolto agli amministratori locali ogni potere reale in materia di concessioni edilizie, trasferendolo al governatore. Cappellacci ha promesso che difenderà l’ambiente sardo – e interverrà «al più presto» per risolvere il caso del lago di cianuro di Furtei – ma, ha scandito, «nei primi cento giorni del mio mandato riunirò un tavolo con le amministrazioni locali per rilevare le criticità e nei sessanta giorni successivi cancellerò la norma salvacoste e aprirò un tavolo per la riforma della legge quadro urbanistica». L’era Soru è proprio finita.Pd sotto il 25%. E il Sulcis «rosso» sceglie il Pdl. Quella che sembrava una vittoria di misura ha assunto i contorni di un risultato senza precedenti: sono nove infatti i punti percentuale tra Ugo Cappellacci e Renato Soru. Ancora più netto il divario tra i partiti: la coalizione di centrosinistra si è fermata intorno al 39%, contro il 50,4 delle precedenti regionali, mentre il centrodestra si è attestato al 57% (nel 2004 aveva il 40,5%). L’ex Governatore ha ottenuto il 42,8%, 4 punti in più rispetto alla sua coalizione, mentre Cappellacci ha raggiunto il 51,9%, cinque in meno rispetto al centrodestra.Il Pdl ha superato il 30%, diventando il primo partito dell’isola, mentre il Partito democratico appare il vero sconfitto: resta sotto il 25%, contro il 33% delle politiche dello scorso anno e il 32% delle regionali del 2004, ottenuto sommando gli allora Ds, Margherita e Progetto Sardegna, la lista di Soru, oggi nel Pd. Nel centrodestra si conferma l’Udc con il 9,3%, che fa segnare un vero e proprio exploit rispetto al dato delle politiche (raccolse da solo il 5,6%) e conferma l’alleanza, che in Sardegna ha sempre retto, anche nei piccoli comuni.La sorpresa – nello schieramento che ha vinto – sono i Riformatori. Partito tutto sardo nato da un’idea di Mario Segni, ha raccolto il 7% mostrando un trend di crescita costante: dal 4,4% del 1999 erano al 5,9% nel 2004, quando sostenevano Mauro Pili contro Soru. Il risultato del partito guidato nell’isola da Massimo Fantola è uno degli aspetti caratteristici del voto sardo: «Il nostro è un dato che dimostra che nel centrodestra c’è spazio per un’area liberaldemocratica che si rifà in maniera chiara alla cultura cattolica – spiega Fantola –. Abbiamo una concezione molto movimentista, con un partito moderato e centrista nato 15 anni fa dal desiderio di rinnovare la politica». Con Cappellacci cresce anche il Partito Sardo d’Azione che non paga la scissione (una parte ha sostenuto Soru) e passa dal 3,8% del 2004 al 4,3%.Nel centrosinistra va segnalato l’exploit dell’Italia dei Valori: dallo 0,9% del 2004 al 5,2%. Cala di un punto il Prc (ha il 3%). I socialisti, che correvano da soli, non arrivano al 2% e staranno fuori dal Consiglio, come Gavino Sale, leader del raggruppamento autonomista Irs.Nella ripartizione territoriale del voto, Cappellacci ha prevalso in cinque delle otto province. Soru ha avuto la meglio solo in quelle di Nuoro, Medio Campidano e Sassari. Il centrodestra ha vinto anche nel Sulcis, zona tradizionalmente «rossa».
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