giovedì 14 aprile 2022
Accolti in tutta Italia 621 profughi, sostenute le famiglie ucraine che ospitano, inviate 110 tonnellate di aiuti e 73 mila confezioni di medicinali. Impagliazzo: «Subito una tregua di Pasqua»
A Brno (Cechia) Sant'Egidio offre sostegno alimentare e materiale scolastico per i profughi dell'Ucraina

A Brno (Cechia) Sant'Egidio offre sostegno alimentare e materiale scolastico per i profughi dell'Ucraina - FOTO SANT'EGIDIO

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Resistere alla violenza della guerra con la solidarietà e l'umanità. A 50 giorni dall'invasione russa, la Comunità di Sant'Egidio fa il punto sugli aiuti raccolti e spediti in Ucraina, dove vengono smistati dai volontari delle comunità locali di Sant'Egidio. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, coglie l'occasione e rilancia l'accorato appello del Papa per un cessate il fuoco: «Vogliamo sostenere la tregua lanciata da papa Francesco, la tregua pasquale. In Ucraina la Pasqua viene vissuta in due settimane, questa domenica per le comunità cattoliche latine, la prossima domenica da quelle bizantine, sia cattoliche che ortodosse. Una tregua risparmierebbe molto sangue».

I profughi ucraini accolti finora in Italia da Sant'Egidio sono 621, «solo a Roma sono 210, poi altre in Piemonte, Valle D'Aosta, Liguria, Campania, Sicilia, Lombardia, Toscana. Complessivamente le Comunità in tutta Europa, soprattutto nei Paesi dell'Est, hanno accolto circa 1.500 ucraini. «Qui in Italia - spiega il presidente di Sant'Egidio - molti profughi si sono presto messi a disposizione dei connazionali». «Arriviamo agitati, spaventati, angosciati dal futuro - racconta alla conferenza stampa Giulia, profuga ucraina - perché non si può vivere tra le sirene e le bombe che arrivano in testa. Qui abbiamo trovato accoglienza e amore, stiamo seguendo corsi d'italiano, i nostri figli vanno a scuola e hanno nuovi amici».

Sant'Egidio ha raccolto e inviato con i tir 110 tonnellate di aiuti, tra cui un camion carico di biancheria e plaid regalati dall'azienda Yamamay. Impagliazzo sottolinea la grande richiesta di farmaci e materiale sanitario: «Abbiamo inviato 73 mila confezioni di medicinali, con particolare attenzione alle persone dializzate. Un'altra richiesta riguarda i farmaci per la cura della tiroide - spiega - di cui la popolazione ucraina ancora soffre a causa dell'incidente di Chernobyl. E ancora, servono insulina e anti emorragici, anestetici e materiali per le medicazioni dei feriti e degli ustionati, che purtroppo sono tanti»

In collegamento da Leopoli, centro di smistamento in Ucraina degli aiuti della Comunità, Yuriy Lifanse spiega che «grazie ai volontari nel Paese riusciamo a portare gli aiuti direttamente ai profughi, a Kharkiv, Bucha, Dniepr, Kiev. A Mariupol purtroppo è impossibile far arrivare aiuti, molte persone sono bloccate nei rifugi, a volte sotto le macerie. La tregua chiesta dal Papa è importantissima, potrebbe salvare migliaia di vita. Anche a Leopoli le difficoltà sono tante, perché con i profughi la popolazione è aumentata del 30 per cento. Abbiamo bisogno di festeggiare la Pasqua senza scappare per gli allarmi».

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