martedì 8 febbraio 2022
L'ospedale si è rivolto al tribunale e alla Procura dei minori, i genitori all'avvocato e al giudice. Ma con la trasfusione non si trasmette il vaccino
Impediscono il trapianto al figlio: solo sangue no vax. Interviene il giudice

Ansa

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Non c’è alcuna prova scientifica che il sangue donato da una persona che ha ricevuto il vaccino contro il Covid (come quello contro il morbillo, la varicella, la meningite, il rotavirus e via dicendo) possa avere un qualsiasi effetto sul suo ricevente. Così come, d’altronde, non c’è prova che il vaccino causi il cancro, blocchi lo sviluppo, c’entri qualcosa con le “scie” del 5G, col magnetismo, con non meglio identificati microchip inseriti sottopelle. A simili fantasie (o follie che dir si voglia) ci siamo abituati negli ultimi mesi, finendo persino per riderci su. E questo nonostante il Covid – anche nella sua nuova variante – continui a mietere vittime soprattutto tra chi il vaccino si ostina a rifiutarlo.

A questo elenco di morte potrebbe aggiungersi anche il nome (di fantasia, per ovvi motivi di privacy) del piccolo Paolo, nemmeno 3 anni, che da qualche settimana lotta contro una gravissima malattia del cuore all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. I medici le hanno provate tutte, invano: l’unica speranza che resta al bambino è un trapianto di cuore, che andrebbe eseguito con urgenza già nei prossimi giorni. Ed è qui che tocca rifare i conti con la follia: non solo quella che spinge a decidere sulla propria vita, ma su quella altrui. Di un figlio, per l’esattezza. Già, perché i genitori di Paolo – una normalissima famiglia modenese – di dare il consenso al trapianto non ci pensano nemmeno, almeno fino a che qualche medico del Sant’Orsola non sia disposto a mettere nero su bianco che il sangue utilizzato per l’intervento provenga «da un soggetto non vaccinato contro il Covid». O, peggio ancora, che l’ospedale sia disposto a prelevare il sangue di uno dei volontari che sempre la famiglia avrebbe raccolto attraverso un appello lanciato niente meno che sui social network, navigando nei numerosi canali no-vax spuntati come funghi negli ultimi mesi. Quelli in cui si organizza la disobbedienza civile alla «dittatura sanitaria» (salvo poi pretendere d’esserne curati) e in cui in queste ultime ore è circolato l’appello a dar fuoco alla Procura di Torino, che di quella dittatura sarebbe «covo».

Immaginarsi la reazione del Sant’Orsola: la direzione non ha avuto altra scelta che rivolgersi al Tribunale di Modena (e contestualmente anche alla Procura dei minori di Bologna, segnalando il caso) sostenendo l’urgenza dell’intervento e spiegando – se ce ne fosse bisogno – che per i donatori vanno seguiti protocolli di sicurezza rigidissimi. E oggi il giudice del Tribunale di Modena ha accolto le istanze dei medici, decidendo che «la salute del bimbo viene al primo posto» e ci sono le garanzie di assoluta sicurezza nel sangue fornito dall’ospedale.

La famiglia ha risposto rivolgendosi a sua volta a un avvocato, e al giudice. In mezzo, non la pretesa di ottenere il Green pass o un’esenzione qualsiasi che permetta di entrare al ristorante per cena o in piscina per una nuotata, ma la vita di Paolo. Che di follia, non di vaccino, rischia di morire.

Ieri pomeriggio ai suoi genitori è stato lanciato l’accorato appello della Federazione nazionale dei medici: «Comprendiamo le paure dei genitori: li preghiamo di ascoltare i medici, senza ritardare le cure». Sul caso è intervenuto anche il Centro nazionale sangue di Roma: «La scelta del sangue è legata a precisi criteri di compatibilità e non a capricci. Usare quello di persone non vaccinate non ha alcun fondamento scientifico perché con la trasfusione non si trasmette il vaccino».

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