mercoledì 7 giugno 2023
Bruxelles: un lavoratore su 4 nel Vecchio continente soffre di ansia, il 7% di depressione. Stanziati 1,23 miliardi per prevenire e curare i disturbi psichici. Schinas: «Dobbiamo rimuovere lo stigma»
Giovani e disagio mentale, l'Ue ha pronto un piano
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La pandemia e le quarantene ci hanno lasciato in preda all'ansia e allo stress. Ma le prime avvisaglie di quella che appare soprattutto come una questione generazionale si presentavano già prima del Covid-19. I dati Ue parlano chiaro: in Europa nel 2019 quasi una persona su sei soffriva di solitudine, il 7% di depressione e oltre un quarto dei lavoratori riferiva di aver sofferto di stress o ansia. Ma i più preoccupanti restano i numeri, in costante crescita, dei suicidi: nel 2020 ben 10 decessi ogni 100mila abitanti dell'Unione erano dovuti a un gesto estremo. Tra i giovanissimi, in età compresa fra i 15 e i 19 anni, il suicidio è persino diventata la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.

Ma dopo la pandemia, il tracollo. Fra il 2020 e il 2022, spiega la Commissione europea presentando la nuova strategia dedicata alla salute mentale, «le persone nell'Ue che hanno sofferto di solitudine sono raddoppiate rispetto agli anni precedenti, raggiungendo il 26% in alcune parti d'Europa». Non solo. Il Covid-19 - si legge nella nota - ha ridotto le interazioni sociali e provocato «incertezza per il futuro, ansia e disturbi da stress post-traumatico». Secondo il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, è giunto il momento di una strategia comunitaria. Occorre «produrre un progetto, un quadro, che possa contribuire a migliorare la situazione - spiega -. Riconosciamo la necessità di rimuovere lo stigma della salute mentale». Con queste parole, il politico greco ha presentato il nuovo piano Ue per la prevenzione e la cura dei problemi di salute mentale. Venti iniziative attorno a tre principi guida: accesso a una prevenzione efficace, trattamenti e cure di qualità e reinserimento sociale dopo il recupero. Per un totale di 1,23 miliardi di euro. Una spesa, stima l'Ue, irrisoria rispetto a quella a cui obbliga l'inerzia: «Il costo dell'inazione - spiega la Commissione - è pari a 600 miliardi di euro ogni anno, una cifra che vale più del 4% del Pil Ue».
Fra i progetti, che privilegiano un approccio globale, grande attenzione è dedicata anche alla protezione dei bambini e degli adolescenti in formazione. In particolare, l'Ue ha predisposto un kit di strumenti per rendere i giovani meno vulnerabili alle insidie che riservano web e social media. «Oggi stiamo compiendo un importante passo avanti per sostenere la salute mentale in Europa, per i più vulnerabili, tra cui i bambini - commenta la presidente della Commissione Ursula von der Leyen -. Il nostro approccio europeo pone la salute mentale sullo stesso piano della salute fisica».
Adesso il piano passa nelle mani degli Stati membri, incoraggiati a darne attuazione garantendo alle persone con problemi di salute mentale «il diritto di sapere dove andare». Del resto - e lo confermano i numeri - ansia, stress e depressione non sono un problema di pochi: «Le sfide della salute mentale non sono affrontate solo da certe persone - si legge nella nota Ue -, chiunque può soffrire di di fobia o altri disturbi, ed è importante che chi ha i sintomi si faccia avanti e chieda aiuto».

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