lunedì 26 marzo 2012
​"Michele si sentiva e resta un operatore di pace"; così monsignor Vincenzo Pelvi nel corso dell'omelia per i funerali di Stato del sergente maggiore Michele Silvestri, morto in Afghanistan in un attentato sabato scorso. Presente il capo dello Stato.
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"Michele si sentiva e resta un operatore di pace". Così monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario militare, nel corso dell'omelia per i funerali di Stato del sergente maggiore Michele Silvestri, morto in Afghanistan in un attentato sabato scorso."Pattugliava le strade e distribuiva cibo alla povera gente - ha aggiunto ancora Monsignor Pelvi - difendeva i quartieri dall'attacco di possibili terroristi accogliendo i bambini nei fortini, fermava i trafficanti di armi ma, intanto, ripristinava acquedotti distrutti dalla guerra, convinto che la pace si costruisce persino con un pezzo di pane e una scuola che riapre"."I nostri soldati sono un po' speciali - ha detto ancora monsignor Vincenzo Pelvi - perché portano con sè quel bagaglio di umanità e di fede che contraddistingue da sempre i militari italiani impegnati in missioni di sicurezza nel mondo. Quando di sera telefonava a casa, per rituffarsi nella voce della moglie e del figlio, raccontava: 'è dura! Ma la gente ci vuole bene, perché ha capito che non siamo occupanti ma amici'. Un sogno? Un'illusione cui aggrapparsi per rendere meno duro un lavoro difficile lontani da casa? Saranno i giorni futuri a dircelo, quelli che verranno dopo i giorni del dolore. E che tutti speriamo siano finalmente i giorni di una pace giusta".I funerali si sono svolti nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, alla presenza del presidente Napolitano, che ha salutato commosso la mamma Teresa, il papà Antonio, la moglie Annunziata e la sorella e il fratello Anna e Fortunato. La salma, a bordo del C130 dell'aeronautica militare, era atterrato alle 11 all'aeroporto militare di Ciampino; la camera ardente è stata allestita presso il Policlinico Militare "Celio" a Roma.DUE FERITI ANCORA GRAVILa situazione resta grave per due dei militari italiani feriti sabato in Afghanistan, tra cui la soldatessa di Gela, per la quale la prognosi è riservata. Così il colonnello Vincenzo Lauro, portavoce del contingente italiano in Afghanistan, riguardo l'attacco con colpi di mortaio contro la base operativa avanzata "Ice" in Gulistan, nel settore sud-est dell'area di responsabilità italiana, nel corso del quale è morto il sergente Silvestri e altri cinque militari sono rimasti feriti. I due feriti più gravi "non sono in pericolo di vita, sono stabili e in terapia intensiva; sono stati trasferiti per poi preparare il viaggio per la Germania", ha riferito Lauro, "gli altri due sono seguiti dai sanitari dell'ospedale da campo americano. Provvederemo a farli rientrare a Herat tra oggi e domani. Il quinto sta bene e non ci dà preoccupazioni. I ragazzi sono provati ma vanno avanti con il loro lavoro. È un gruppo forte e ha dimostrato di poter superare questo momento". I 4.200 italiani sono nell'area ovest dell'Afghanistan, un'area grande quanto il Nord Italia. "È un'area molto delicata", ha concluso Lauro, "il pericolo è costante e dobbiamo essere pronti a tutte le esigenze. Siamo in un momento di transizione e per quanto riguarda la regione ovest gli obiettivi vengono portati avanti nei giusti tempi".
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