martedì 20 ottobre 2009
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Tutti soddisfatti (ma per ragioni opposte): da sinistra a destra, a parte l’Udc. Così il ministro del Welfare Maurizio Sacconi spiega che la decisione dell’Aifa sulla Ru486 «è stata molto corretta, nel senso che è stato assunto come riferimento la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza che come conseguenza prevede il ricovero nelle strutture ospedaliere dall’inizio alla conclusione del processo abortivo». Ma Sacconi aggiunge che «il Parlamento avrà modo comunque di esprimersi prima dell’effettiva entrata in commercio della pillola, cioè prima della delibera e della determina tecnica che dovrà essere assunta, in conseguenza, dal direttore generale. Io credo che la cosa importante sia quella di garantire per tutto il processo farmacologico abortivo la non solitudine della donna. Questo per la sua salute e per una sua scelta responsabile». Assunto ciò, «rimane l’esigenza di un monitoraggio», secondo il ministro: «Perché qualora dovesse rilevarsi una diffusa elusione delle regole di somministrazione della pillola, è evidente che il decisore istituzionale dovrebbe porsi il problema di come garantire l’effettività della legge 194».È «pienamente soddisfatta» della delibera dell’Aifa anche il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella: «La delibera sottolinea i maggiori rischi del metodo farmacologico rispetto a quelli tradizionali e la necessità di particolari cautele. Un chiaro "no" quindi a protocolli che prevedono il day hospital e introducono in Italia l’aborto a domicilio». Per il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, quello dell’Aifa è «un atto dovuto. Mi sembra che la pausa di riflessione auspicata sia stata presa, l’ultima parola verrà poi dal Parlamento».Anche nel Pd, ma per opposti moitivi, nessuno nasconde la soddisfazione per la decisione dell’Aifa. Per esempio il capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro: «Sgombra definitivamente il campo dalle polemiche inutili» e «credo che le polemiche innescate da esponenti del Pdl su questo tema siano inutili e fuorvianti, l’aborto facile o la banalizzazione dell’aborto, per dire, non sono mai stati in discussione, dal momento che la somministrazione della Ru486 avverrà in ospedale, nell’ambito di quanto disposto dalla legge 194». Anche la consueta dichiarazione d’uno dei tre candidati alla segreteria non si fa attendere: «Chi ha il compito di scrivere le leggi – fa sapere Ignazio Marino – tralasci gli aspetti etici, puntando invece solo su quelli giuridici».Anche l’Italia dei valori plaude: per il senatore Giuseppe Astore, capogruppo in commissione Sanità, «nei giorni scorsi, il governo ha tentato, col pretesto di un’indagine conoscitiva rivelatasi poi solo una perdita di tempo, di intimidire l’agenzia indipendente al fine unico di bloccare il normale iter autorizzativo del farmaco. Per fortuna questo tentativo è fallito».Voce fuori dal coro è quella di Luca Volontè (Udc): «L’Italia imita solo il peggio dei Paesi europei, un tragico segno della decadenza che da decenni caratterizza le classi dirigenti. L’aborto chimico, il "Ddt embrionale" è entrato nella sanità italiana. Un Paese tremendamente in deficit di natalità si occupa di introdurre l’aborto chimico? Siamo alla follia totale».Anche la maggioranza è soddisfatta: spiega Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, che «le decisioni dell’Aifa risultano in linea con quanto chiedevamo. Non ci sarà nessuna pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, mentre il Senato completa la propria indagine sulla Ru486. E la pillola abortiva potrà essere utilizzata solo in ospedale, dove chi vorrà usarla dovrà restare fino all’espulsione del feto. Non c’è spazio per l’aborto a domicilio».
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