giovedì 11 maggio 2017
È intervenuta la Farnesina. Guaiana aveva raccolto, insieme con attivisti russi, firme per una petizione contro il maltrattamento degli omosessuali in Cecenia
Yuri Guaiana, attivista dell'associazione radicale Certi Diritti, arrestato a Mosca

Yuri Guaiana, attivista dell'associazione radicale Certi Diritti, arrestato a Mosca

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È stato rilasciato, dove mezza giornata trascorsa in cella, l'attivista italiano fermato stamani a Mosca dalla polizia mentre andava in procura a consegnare le firme raccolte dalla petizione per i diritti degli omosessuali in Cecenia. Yuri Guaiana, dell'associazione radicale Certi Diritti, era impegnato insieme con attivisti russi a denunciare «maltrattamenti e torture» in Cecenia ai danni di persone Lgtb. A dare la notizia del rilascio è stata, su Twitter, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. L'attivista per i diritti dei gay, «assistito dal consolato, viene accompagnato ora in aeroporto» a Mosca. Su iniziativa della Farnesina, si era subito attivato il consolato italiano. Con Guaiana erano stati arrestati 4 attivisti russi.

«Nemmeno un bicchiere d'acqua»

«Sto bene, sono in carcere, in una stanza con altri quattro attivisti russi e un poliziotto. Ogni tanto vengono a farci domande e chiedere documenti, in particolare a me per il visto. Non sappiamo cosa succederà adesso. Non abbiamo ancora mangiato, non ci hanno portato neanche un bicchiere d'acqua» ha detto stamani Guaiana parlando al telefono con Rainews24. «Ci hanno messi tutti insieme con un solo poliziotto a piantonare, prima erano due» ha aggiunto. E ha ringraziato il sottosegretario Della Vedova per l'interessamento. «Si sta lavorando alla liberazione di tutti noi» ha concluso.

«Non avevamo simboli, sappiamo che la propaganda gay è reato»

Guaiana ha raccontato a Rainews24 come si è svolto il fermo. «Non avevamo bandiere arcobaleno né vessilli Lgbt - ha detto - quando questa mattina abbiamo parcheggiato l'auto davanti alla procura generale a Mosca e scaricato gli scatoloni con le firme. Sappiamo che in Russia la propaganda gay è reato». Gli agenti di polizia si sono avvicinati: «Avevamo con noi anche una chiavetta usb contenente le firme, due milioni, più del numero degli abitanti della Cecenia. Hanno sequestrato le scatole e la chiavetta e ci hanno trasferiti a bordo di una camionetta, e poi in una caserma». È in quella caserma che Guaiana ha successivamente avuto un colloquio con il console italiano. «Siamo mobilitati - ha concluso l'attivista - per informare l'opinione pubblica internazionale su quel che accade in Cecenia, e per spingere all'apertura di un'inchiesta su arresti e torture di gay» in quella regione.

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