giovedì 4 novembre 2021
Alleanza contro la povertà: «Il fenomeno ha dimensioni limitate, non si banalizzi la condizione di milioni di persone. Il governo intervenga per famiglie numerose e stranieri»
Rossini: bene le azioni anti-truffa ma evitare stereotipi sui poveri

Ansa

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«Occorre fare un plauso a chi ha scovato i 'furbetti' che hanno rubato soldi a coloro che ne hanno davvero bisogno. Con 5,5 milioni di poveri assoluti certificati dall’Istat non possiamo proprio permetterci che le risorse finiscano nelle tasche sbagliate ». Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà, sottolinea come queste operazioni non debbano essere 'sfruttate' per alimentare stereotipi sbagliati, bensì dovrebbero aumentare la consapevolezza della necessità di apportare modifiche che rendano «più efficace il reddito di cittadinanza ».

Come rispondere a chi sostiene, di fronte alle truffe, che il Reddito alimenta abusi e ingiustizie?
Premesso che è fondamentale smascherare chi sottrae le risorse ai veri poveri ed è doveroso sanzionare i responsabili di queste azioni illegali come avviene per i falsi invalidi e gli evasori, bisogna anche avere chiara la dimensione limitata del fenomeno delle erogazioni irregolari. È giusto essere rigorosi e rafforzare i controlli come previsto nel testo della prossima legge di Bilancio, ma stiamo attenti a non banalizzare perché oltre a centinaia di 'furbetti' ci sono alcuni milioni di veri poveri.

Sui controlli il testo della legge di Bilancio va nella direzione giusta?
Sì, perché agisce in modo immediato e non solo a posteriori. Per cui si può intervenire in modo più rapido ed efficiente per evitare truffe.

Tra le proposte di modifica sul Rdc che come Alleanza contro la povertà avete avanzato a Governo e Parlamento chiedete interventi che favoriscano le famiglie numerose e i nuclei non italiani. È una richiesta dovuta al fatto che queste due sono tra le categorie più penalizzate dal-l’effetto Covid?
Dalle analisi con cui l’Istat profila i poveri emergono chiaramente alcune caratteristiche: l’età sempre più giovane, la nazionalità straniera, una diffusione prevalente nel Mezzogiorno. La scala di equivalenza prevista attualmente per il Rdc favorisce i single rispetto alle famiglie con più figli, eppure nella bozza della legge di Bilancio non si prevedono correzioni di rotta. L’incidenza della povertà nei cittadini stranieri, inoltre, è particolarmente alta. Ecco perché chiediamo di eliminare il vincolo discriminatorio di residenza di 10 anni, riportandolo sul più ragionevole livello di 2 anni previsto per il Rei.

È giusto continuare a collegare il tema della povertà a quello del lavoro?
I due temi non sono divisibili, ma neanche sovrapponibili. Occorre, tuttavia, creare il giusto rapporto e poter contare su una regia della presa in carico dei percettori del Reddito in cui si tenga conto degli aspetti sanitari, educativi, sociali e, ovviamente, anche di quelli lavorativi. Apprezzo che nella prossima legge di Bilancio si provino ad aumentare i cosiddetti in-work benefit, anche se è un tentativo timido. Sembra emergere in modo netto, inoltre, lo stereotipo del povero che 'scrocca' il Reddito di cittadinanza mentre sappiamo bene che non sempre chi vive in condizioni di miseria può lavorare. Si tratta di un’impossibilità figlia di ragioni di salute, sociali o familiari. Bisogna tenerne conto, perché essere poveri non può essere certo considerata una colpa.

È sufficiente un rifinanziamento di 9 miliardi per il Rdc?
Per aumentare la platea, rispetto ai 3,5 milioni di beneficiari attuali, servirebbe un aumento delle risorse. Il rischio, inoltre, è che una crescita dei licenziamenti porti a una maggior diffusione della povertà.

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