sabato 14 gennaio 2012
​La decisione ieri dopo un vertice in prefettura a Reggio Calabria. Martedì il ministro Riccardi sarà in visita per verificare le condizioni dei migranti «Ci sentiamo meno soli», commenta il sindaco.
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​Una tendopoli per 270 immigrati, con servizi igienici e una grande cucina da campo. E sarà allestita proprio dove gli immigrati non li volevano «per questioni di decoro». Finalmente qualcosa si muove per i lavoratori africani di Rosarno. Così, con le attuali strutture disponibili e quelle in arrivo, circa 500 immigrati potranno avere un ricovero dignitoso. Dopo la denuncia di Avvenire di domenica scorsa che aveva ospitato anche l’appello al governo del sindaco Elisabetta Tripodi e di alcuni immigrati, partono le prime iniziative concrete per cercare di alleviare sofferenza ed emarginazione dei circa duemila extracomunitari che nella cittadina calabrese sono tornati alla ricerca di un lavoro. È il frutto della riunione del tavolo tecnico per i problemi di Rosarno convocato ieri dal prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, alla presenza di Daniela Pompeo, inviata appositamente dal ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi.“Viaggio a Rosarno. Prima ghetto ora inferno” avevamo titolato domenica il reportage da Rosarno e dagli altri paesi della Piana di Gioia Tauro, descrivendo i luoghi dove gli immigrati cercano di sopravvivere: catapecchie sgangherate, aziende abbandonate, e vere e proprie favelas di baracche e tendine, in mezzo al fango e ai rifiuti, senza luce né acqua, in piccoli gruppi in mezzo alla campagna ma anche in agglomerati di 3-500 persone. «In una situazione come quella di quest’anno potrebbe bastare una scintilla per far scattare la protesta», era stato l’allarme del sindaco che aveva denunciato: «Ancora una volta siamo stati lasciati da soli. Lo sapevamo che saremmo restati col cerino in mano e per questo avevo lanciato per tempo l’allarme». Inascoltato. Così erano state purtroppo pochissime le iniziative che il Comune aveva potuto prendere da solo. Il campo coi container che può ospitare 120 persone in attesa di altri 8 in arrivo da Catanzaro. Mentre la proposta, avanzata insieme alla prefettura e in accordo col comune di San Ferdinando, di allestire un tendopoli nell’Area di sviluppo industriale, aveva trovato «un’assurda opposizione», come ci aveva spiegato il sindaco Tripodi.«C’era poi l’ipotesi di fare una tendopoli nell’area Asi di San Ferdinando – aveva raccontato il primo cittadino –. Quel Comune è d’accordo ma l’amministrazione dell’Asi ha detto di no per questioni di decoro dell’area». E invece proprio da qui si è partiti. Nella riunione di ieri è stato, infatti, deciso di requisire le aree Asi necessarie per costruire la tendopoli. Un decreto urgente di requisizione firmato dal prefetto è stato consegnato direttamente dagli uomini dal questore di Reggio Calabria, Casabona, all’amministrazione dell’Asi, a conferma di come questa volta le istituzioni dello Stato si siano mosse come un’efficiente squadra. E con decisione e rapidità. Appelli per fortuna ricevuti, dunque, come quello di Diallo Mamadou, immigrato dalla Guinea Conakry che ci aveva implorato. «Guarda dove vivo, ti sembra possibile? Noi restiamo sempre nella fogna». Aggiungendo un invito a Riccardi. «Dì al nuovo ministro di venire qui a vedere come viviamo. Lo aspetto». E martedì il ministro per l’Integrazione sarà in visita a Rosarno per presiedere un vertice con le autorità locali. Intanto ha inviato la dottoressa Pompeo per un primo sopralluogo che ha dato questi importanti risultati. Accompagnata dal sindaco ha visitato alcuni dei ghetti-inferno di Rosarno, dall’ex Pomona, l’azienda agrumicola abbandonata e occupata oggi da più di 350 immigrati, con baracche e tendine in mezzo al fango, alle casette in rovina della zona delle “timpe”, nel centro di Rosarno, dove sopravvivono alcune centinaia di africani in veri e propri “buchi” sotterranei.Ma sono le prime decisioni operative prese ieri a Reggio Calabria a far ben sperare. Anche perché sia la provincia che la regione hanno dato la propria disponibilità a collaborare. «Adesso ci sentiamo meno soli – commenta il sindaco Tripodi – ed è molto importante soprattutto in questi giorni, dopo il ripetersi di intimidazione contro la nostra amministrazione». Inoltre, aggiunge il sindaco, «è un segnale che quando tutti collaborano, le cose si possono realizzare. In una mattinata siamo riusciti a sbloccare quello che non si era riusciti a fare un tre mesi. Per questo ringrazio Avvenire per l’attenzione che ci ha dato e per aver “svegliato” quella degli altri». Molto positivo il commento anche di don Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi, in prima linea nell’aiuto agli immigrati. «Siamo soddisfatti che, prima di tutto, sia stata data attenzione alla persona dell’immigrato, alla necessità di salvaguardarlo. Perché dobbiamo sempre ricordare la centralità della persona». E sottolinea anche che «l’impegno del governo è un forte segnale di cambiamento sul tema dell’immigrazione e di attenzione reale».Intanto decine di immigrati sono arrivati ieri a Roma, da Rosarno, per dire «basta allo sfruttamento» e chiedere aiuto al governo. Una delegazione di cinque persone è stata ricevuta al ministero dell’Interno.
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