
Il cantautore Ron, protagonista della data unica milanese al Teatro Manzoni con il concerto-spettacolo "Al centro esatto della musica"
“In mezzo a una città che russa, una città parcheggio tra facce sconosciute, noi camminiamo ci fermiamo, senza accorgerci arriviamo, al centro esatto della musica”. Sono passati più di quarant’anni, era il 1981, da questa canzone di Ron, Al centro della musica, titolo anche dell’album omonimo prodotto da Alessandro Colombini e dal suo caro amico Lucio Dalla. E ora il verso centrale del brano Al centro esatto della musica, è anche titolo dello spettacolo dello storico cantautore che, per una notte da sold out, “dopo tanto tempo che mancavo da Milano”, sottolinea al suo pubblico, ha fatto tappa al Teatro Manzoni. Al centro della musica è stato il 33 giri della consacrazione per il ragazzo di Garlasco, talento precoce che già nel 1970, 16enne, aveva partecipato al Festival di Sanremo cantando, in coppia con Nada, Pà diglielo a Mà. Titolo anche questo che sembra la dedica di Olly ai genitori appena incoronato nuovo reuccio della canzone a Sanremo 2025. E anche Ron ha vinto il suo Festival, quello del 1996, in duetto con Tosca Vorrei incontrarti fra cent’anni. Uno dei suoi cavalli di battaglia riproposto al centro di una serata d’atmosfera, impreziosita dal timbro delicato ed elegante di un eterno signore della canzone.
Lucio Dalla, caro amico ti canto
Uno spettacolo di musica e parole che dura il tempo di una partita di calcio, 90 minuti. Ma a differenza delle troppe vacue esibizioni da ultimo stadio, la musica è davvero al centro del racconto di Ron. Ed è una celestiale nostalgia quella che affiora dalla profondità delle sue memorie ermetiche che non può certo non partire dagli inizi e dall’incontro magico con Dalla. Quindi da quel viaggio in nave per dei concerti in Sicilia, estate del 1973, in cui tutti i musicisti dormivano sul ponte e Lucio venne risvegliato da un accordo di chitarra di Ron che era un canto delle sirene: quello di Piazza Grande. “Quella colpì a tal punto Lucio che disse: sarà la canzone che aprirà il nostro tour”. Infatti aprì il rivoluzionario Banana Republic, tour e poi disco registrato, nel 1979, con Ron a supporto di due straordinari compagni d’avventura, Dalla e Francesco De Gregori. «Un giorno ero a New York e vedo scritto su un cartellone pubblicitario: stasera concerto della grande Amalia Rodriguez. Mi precipito a comprare il biglietto e quella sera dopo un paio di canzoni mozzafiato della regina del Fado che succede? La Rodriguez attacca la versione portoghese di Piazza Grande. Provai un’emozione indescrivibile», racconta Ron alla platea affollata dagli ex ragazzi degli anni ’70 che sono tornati a riascoltarlo, per rivivere ancora quelle note delicate che diventano emozioni romantiche, profonde come il mare.
Voce unica e uno stile inconfondibile
Ron è una voce unica, come unico nel panorama sempre più intronato del cantar leggero è il suo essere antidivo, appartato, anche se in questa fase della maturità avverte l’esigenza di rimettersi in gioco ripartendo dal teatro. Il luogo ideale per “recitare” testi drammatici purtroppo ancora di forte attualità, come il Gigante e la bambina “che Paola Pallottino, l’autrice anche di Gesù Bambino, meglio nota come 4/ 3/ 1943 aveva scritto per Lucio (Dalla). Ma lui si rifiutò di cantarla e mi disse: "Falla tu…". Io pure non volevo farla, ma poi, eccola qua, è diventata mia”. Ora che Lucio non c’è più è diventata tutta sua anche la struggente Chissà se lo sai. Canzoni scritte con il cuore per arrivare all’Anima. “Prendere di notte un aereoplano, volare ed andare lontano. Andare senza muovere niente”, attacca al piano solo la voce vellutata di Ron che dopo Anima prende il volo con Joe Temerario , canzone scritta con l’altro amico di sempre, Gaetano Curreri, portandosi dietro, da sempre, la scia del coro dei bambini: “Quel coro se lo inventò alle tre del mattino l’ingegnere del suono di quel disco. E ha avuto ragione lui” . Quella canzone piacque anche a Mario Monicelli che la mise nella colonna sonora del suo film Speriamo che sia femmina. La musica di Ron ha il dono raro di essere senza tempo e piace perché possiede il dono raro della voce rassicurante. E la forza delle sue canzoni, disse una volta uno che di musica se ne intende, Pippo Baudo, “si riconosce dalla bontà dei suoi occhi quando le canta”.
Il testimonial per la lotta alla Sla
Con gli occhi e con il cuore Ron sta da sempre dalla parte di chi soffre. Per questo con Carmen Consoli ha scritto Cambio stagione, canzone dedicata ai malati di Sla. Il Morbo da cui è affetto il suo grande amico, il dottor Mario Melazzini (ex presidente Aisla e ora direttore generale del Welfare Regione Lombardia), che, da spettatore emozionato, dal palchetto del Teatro Manzoni approva con il sorriso l’esecuzione del brano del testimonial da sempre della lotta alla Sla. Generosità di Ron che non si sente mai protagonista della scena, ma parte del suo quintetto composto dai giovani musicisti Giuseppe Tassoni, “che ha curato tutti gli arrangiamenti”, Roberto Di Virgilio alle chitarre, Stefania Tasca voce e percussioni e Pierpaolo Giandomenico, contrabbasso elettrico e basso . Cala il sipario e tornando a casa, in mezzo a una città che russa, un sogno ad occhi aperti: rincontrare fra cent’anni la voce e la musica di Ron.