sabato 14 maggio 2016
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No al ricorso, per la Sinistra resta solo la chance Consiglio di Stato ROMA Stefano Fassina è fuori gioco. La sezione II-bis del Tar del Lazio, presieduta dal giudice Elena Stanizzi, ha respinto il ricorso presentato dal candidato sindaco di Roma di Si-Sel, Stefano Fassina, contro l’esclusione dalle elezioni delle liste in suo appoggio. Fassina dunque è escluso dalla corsa per il Campidoglio. Almeno per ora. Il candidato della sinistra infatti non si rassegna e annuncia un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato. Intanto Roberto Giachetti lancia il suo appello all’elettorato di sinistra 'orfano'. Il motivo dell’esclusione è la mancanza della data nei moduli di autenticazione delle firme per la candidatura. Il Tribunale amministrativo quindi conferma il giudizio della Commissione elettorale. Ma Fassina non si arrende: «Apprendiamo con rammarico la sentenza del Tar del Lazio che esclude le nostre liste dalla competizione elettorale a Roma. Non ci fermiamo qui. Siamo convinti delle nostre ragioni e ricorreremo al Consiglio di Stato». La sentenza del Tar era in larga parte attesa e potrebbe cambiare molto nella campagna per la Capitale, con un pacchetto di consensi di sinistra in libera uscita del 5-6%, secondo i sondaggi. Un tesoro al quale possono ambire - astensionismo permettendo - soprattutto Virginia Raggi di M5S e Roberto Giachetti del Pd. «La sinistra falce e cashmere vuole privatizzare Atac e se ne va in giro in Ferrarì, 'twitta' Raggi, riferendosi - rispettivamente - a Giachetti e ad Alfio Marchini. «Sono l’unico candidato di centrosinistra», ripete il deputato del Pd. E il costruttore romano da parte sua afferma invece che «la sinistra ha abbandonato il suo popolo». Chissà che anche lui, pur spostato al centrodestra dalle alleanze, non speri di conquistare una parte di consensi a sinistra. Il Tar ha quindi respinto tutti i ricorsi proposti dalla lista Sinistra per Roma - Fassina sindaco, anche quelli riguardanti i provvedimenti di esclusione nei singoli municipi capitolini. Per il Tar, infatti, «le firme sui modelli di accettazione della candidatura a cariche elettive e di presentazione delle liste - si legge nella sentenza - devono essere autenticate nel rispetto, previsto a pena di nullità, di tutte le formalità» stabilite dalla legge. E «tra gli elementi essenziali costitutivi della procedura di autenticazione va correttamente configurata anche la data della sottoscrizione del pubblico ufficiale procedente». Il quesito politico ora è: a chi andranno i voti di Fassina, accreditato di una percentuale tra il 5 e il 6%? I suoi elettori sceglieranno Giachetti del Pd? Oppure Raggi di M5S, che nelle ultime settimane avrebbe avuto nuovi contatti con il sindacalismo di base e sarebbe guardata con attenzione perfino da settori antagonisti? Marchini intanto promette di aumentare lo stipendio ai dipendenti comunali, bacino tradizionale del centrosinistra. Alcuni giorni fa, Fassina aveva detto che in caso di esclusione avrebbe dato un orientamento per il voto, dopo aver consultato le due formazioni che lo appoggiano. Nelle settimane scorse si era espresso a favore di M5S in caso di ballottaggio. Ma sono destinate a riaccendersi le polemiche su un presunto complotto per sabotare dall’interno la candidatura dell’ex esponente Pd per favorire Giachetti e riallacciare in qualche modo l’alleanza dem-Sel, troncata dalla fine traumatica della giunta Marino. Stefano Fassina
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