giovedì 13 novembre 2014
​Ancora incidenti a Tor Vergata, via i minori. Vietato agli stranieri l'ingresso al bar. Le reazioni: per la Comunità di Sant'Egidio è necessario "contrastare la cultura della violenza ". Il parroco: il problema non sono i rifugiati, ma il degrado.
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Ancora tensione a Roma, nel quartiere Tor Sapienza. Ancora atti di violenza contro gli immigrati. Stamani ci sono stati lanci di bottiglie e pietre contro il Centro immigrati della zona ai quali gli stranieri hanno risposto tirando oggetti dalle finestre. All'origine dei nuovi scontri c'è stato il rifiuto di far entrare alcuni immigrati in un bar. Quando gli stranieri si sono presentati al bar sono stati affrontati con un perentorio: "qui non entrare, non è per voi". Dopo il fattaccio (il bar è un luogo pubblico, non un circolo privato, e non è possibile vietare l'ingresso a una persona) alcune donne hanno deciso di portare il caffè agli immigrati che stazionavano davanti al centro di accoglienza. Ma alcuni residenti hanno contestato con durezza l'offerta del caffé. Poi è esplosa la violenza. Qualche abitante ha tentato di entrare nel centro ma è stato fermato dalle forze dell'ordine. Considerata la tensione si è deciso di trasferite i rifugiati altrove. Il trasferimento è iniziato con lo spostamento dei minori non accompagnati ospiti del centro di accoglienza. In totale gli ospiti del centro sono 72 e la metà è già stata trasferita in in altri centri del Comune. La decisione di spostare subito i minori in altri centri è stata presa, spiegano dall'assessorato alle Politiche sociali del Comune di Roma, per motivi di "tutela e sicurezza" dei ragazzi stessi. Su questi fatti è intervenuto anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ripondendo ad alcune domande durante la conferenza stampa al termine delll'assemblea dei vescovi italiani. "Bisogna cercare di superare la paura dell'altro e del diverso cercare di fare posto a chi approda nella nostra vita per motivi di sofferenza - ha detto Bagnasco -. L'integrazione è una sfida per tutti", perché anche gli immigrati debbono avere "il desiderio dell'integrazione nelle popolazioni" dove sono accolti. Il parroco di San Cirillo Alessandrino, in viale Morandi a Tor Sapienza, don Marco Ridolfo, sottolinea che "questo quartiere soffre il degrado e l'assenza di sicurezza e non riguarda la comunità di immigrati". "Ora - continua - si parlerà solo di razzismo e basta ma questo è la punta dell'iceberg i problemi sono anche di degrado e scarsa sicurezza: sono legati alla prostituzione, allo spaccio frequente che avviene nella zona, alla scarsa illuminazione. C'è paura per atti di violenza che non riguardano solo gli immigrati: la situazione di degrado è più grande non riguarda solo la comunità di immigrati". Si fatti di Tor Vergata interviene anche la Comunità di Sant'Egidio. "Contrastare la cultura della violenza". È l'appello della Comunità in merito a questa vicenda, con l'invito a salvaguardare il carattere aperto della città di Roma "contro ogni forma di razzismo". "Di fronte ai sempre più frequenti episodi di violenza ai danni di rifugiati o di richiedenti asilo che - silegge in una nota - non valgono le semplicistiche spiegazioni sociologiche fornite da osservatori superficiali. Più che di un presunto disagio sociale o di una 'guerra tra poverì che si vorrebbe innescare ad arte, si tratta spesso di episodi violenti a sfondo razzista, che dimostrano come nei quartieri delle periferie urbane si stia diffondendo una pericolosa cultura della violenza, che va contrastata con una positiva azione di sensibilizzazione sociale". "Il centro di accoglienza per richiedenti asilo e per minori stranieri non accompagnati di Tor Sapienza è da anni una struttura modello nella quale 36 minori stavano seguendo un utile percorso di formazione e di inserimento professionale. Grazie alle loro testimonianze raccolte dagli operatori sociali e confermate alle autorità di polizia, sono stati arrestati decine di scafisti ed altri criminali che in Italia o nei paesi di origine hanno sfruttato le condizioni di disagio dei profughi e di quanti fuggivano da situazioni di guerra o di estrema povertà. Nessuno di loro risulta coinvolto in episodi di microcriminalità nel quartiere o altrove. Quanto ai 36 adulti ospiti del centro, si tratta di persone in attesa dei documenti che ne certifichino lo status di rifugiati, e che quindi non sono certamente interessate a creare disordini o tensioni con gli abitanti del quartiere", prosegue S.Egidio. Sant'Egidio auspica che, nella "doverosa tutela della sicurezza di tutti, ogni decisione venga assunta nel rispetto dello spirito di accoglienza che da sempre caratterizza la città di Roma, respingendo i tentativi di alimentare tensioni sociali e di speculare sul disagio, ma favorendo e incoraggiando i percorsi di integrazione. È questo - conclude il comunicato - l'appello che va rivolto alle coscienze dei cittadini, perché si ribellino ad ogni forma di violenza".
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