mercoledì 18 febbraio 2009
Si tratta di due romeni, uno di 20 anni e l'altro di trentasei. Il primo era stato identificato due settimane fa per un altro episodio di violenza carnale, e doveva essere espulso. L'altro era già stato in carcere in Romania. La confessione: «Volevamo solo rapinarli, ma la ragazza era molto bella».
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Li hanno presi dopo un’indagine vecchio stile. Niente telecamere, niente intercettazioni, niente Dna. Prima gli identikit disegnati in base alle descrizioni delle vittime. Poi la scelta di mettere insieme subito una rosa ristretta di sospetti, scandagliando l’"album dei frequentatori di parchi" creato per l’occasione. E già alla settima foto è arrivata l’indicazione. Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni a maggio, è stato bloccato alle 4 di notte in un campo nomadi a Primavalle. Ha ammesso la rapina, il pestaggio, lo stupro. Ha fatto il nome del compagno, scappato a Livorno. E all’alba di ieri anche Karol Racz, 36 anni, aveva le manette ai polsi.Sembra davvero conclusa la caccia all’uomo scattata dopo l’aggressione brutale nel giorno di San Valentino ai due fidanzatini, lui 16 anni lei 14, trascinati nel parco della Caffarella. Per almeno uno dei due criminali c’è il sospetto di un ruolo anche nello stupro della 41enne, il 21 gennaio in via Andersen al Quartaccio, non lontano da Primavalle. «Non è da escludere che ci sia un qualche aggancio», ammette il questore di Roma Giuseppe Caruso. Lo stupro, spiega il capo della squadra mobile Vittorio Rizzi, «è un reato seriale, ma servono le prove». La descrizione dei violentatori del Quartaccio e della Caffarella sembrano coincidere.Tutti e due gli stupratori noti alle forze dell'ordine. I due erano noti alla polizia perché fermati il 24 gennaio proprio nel vicino campo rom di Primavalle, fotografati e identificati. Il più giovane ha precedenti per furto, ricettazione e spaccio: nel 2008 l’ex prefetto di Roma Carlo Mosca lo aveva colpito con un "decreto di allontanamento dal territorio nazionale". Puntualmente ignorato dall’interessato, però pizzicato di nuovo dalla polizia a Bologna e portato davanti al giudice per un "accompagnamento coatto al confine". Non convalidato dal magistrato. E il delinquente torna libero. Ora al pm Vincenzo Barba – che ha seguito con successo le indagini per lo stupro al veglione di Capodanno compiuto da un ragazzo romano – ha confessato, dopo essere stato riconosciuto dalle vittime. Alla polizia ha detto che inizialmente voleva solo rapinare la coppia: «poi – spiega Rizzi – trovando la ragazza molto carina hanno pensato di abusarne». Violenza sessuale di gruppo e rapina le accuse. La scientifica è al lavoro sui mozziconi e i fazzolettini di carta trovati sul posto, come pure sui vestiti della ragazza, per cercare tracce del Dna degli accusati.Anche l’altro romeno ha precedenti, ma non in Italia. A confermarlo è l’ufficiale di polizia romena presso l’Ambasciata d’Italia, Marian Mandrok: Racz era stato condannato in Romania per furto aggravato e aveva scontato tre anni tra ’99 e 2002. Il capo della Mobile Rizzi conferma l’importanza e l’efficacia della collaborazione con i colleghi romeni, che hanno fornito in tempi brevissimi tutte le informazioni richieste. Fatto sottolineato anche dal capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, che ha telefonato al pari grado romeno Petre Toba per esprimere il grazie del Viminale.La polizia ha, dunque, bloccato i due appena in tempo. Racz aveva preso un pullman di linea per Livorno. Domenica aveva chiesto ospitalità in un campo rom dove era stato per alcuni mesi. L’accampamento sorge su un terreno di proprietà di una delle famiglie, ospita una quarantina di persone e non crea nessun problema. I bambini frequentano tutti la scuola. I volontari che li seguono avevano già segnalato alle autorità Racz come «indesiderato». «Non sapevamo delle sue colpe – dicono i rom che ora temono ritorsioni – se no lo avremmo preso a bastonate». Soddisfatto il sindaco Alemanno, che sottolinea «con forza il problema della certezza della pena».
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