sabato 28 ottobre 2017
«Risorse idriche dimezzate in 7 anni»
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Bruciata dal sole e dagli incendi, l’Italia è a secco, soprattutto al Nord. Una situazione che ora rischia di trasformarsi in un disastro produttivo e ambientale. A fornire i tratti essenziali della situazione è stata ieri l’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), sulla base delle rilevazioni negli invasi di bonifica. Negli ultimi sette anni in Italia le disponibilità idriche si sono più che dimezzate.

E il Nord sta peggio del resto dello Stivale. In settembre (il mese più recente con dati certi), erano presenti, nei bacini lungo la Penisola, 1.066 milioni di metri cubi di acqua contro i 1.512 dell’anno scorso, i 1.730 del 2015 e i 2.317 milioni del 2010. Un taglio netto di risorse che – ed è questo il dato più impressionante –, adesso sono presenti nella gran parte nei bacini del Sud, molto più numerosi che al Nord. Lungo l’arco alpino e la pianura Padana la sete cresce con le temperature. Si capisce tutto analizzando i dati dei bacini artificiali settentrionali che oggi hanno circa 2 milioni e mezzo di metri cubi contro gli 11 dell’anno scorso, i 10,70 del 2017 ed i 18 milioni di metri cubi del 2010.

Certo, a queste acque vanno aggiunte quelle dei grandi laghi, anche loro però a secco o quasi. Il lago Maggiore è al 26% della capienza, quello di Como all’11,2%, l’Iseo al 7,9%, il Garda al 27,2%. E non basta. Stando per esempio ad una nota di Coldiretti, in Piemonte in ottobre è caduto il 98% di pioggia in meno rispetto alla media del mese. La situazione non è molto migliore in Liguria dove il deficit idrico è del 62%. Le precipitazioni nelle due regioni sono state peraltro abbondantemente sotto la media in tutti i mesi del 2017 fatta eccezione di febbraio. Più in generale la carenza di piogge e le alte temperature stanno mettendo a dura prova tutta l’asta fluviale del Po: al Ponte della Becca, a Pavia, il livello del fiume è sceso di 3 metri sotto lo zero idrografico.

Lo ha detto Coldiretti Lombardia, precisando che si tratta del dato peggiore negli ultimi 8 anni. In questa regione in ottobre è piovuto il 95% in meno della media e da mesi l’acqua per gli usi agricoli è razionata. Coldiretti ha addirittura chiesto che venga studiata la mappa delle cave dismesse per valutare quelle più adatte, dal punto di vista geologico, idrografico e ambientale, a costituire riserve idriche da usare nei periodi di maggiore richiesta. E intanto si profila l’emergenza idrica anche nelle grandi città.

«Usare l’acqua con parsimonia, solo per gli usi essenziali» è stato l’invito che ieri è arrivato a tutti i comuni della Città metropolitana di Torino. Il messaggio è chiaro: potremmo presto trovarci in una situazione peggiore. Ecco perché gli incendi di questi giorni vengono visti come l’ultima conseguenza in ordine di tempo di un’emergenza che non è finita. Con tutte le conseguenze ambientali del caso: perdita di produzione e di biodiversità, una coltre di fuliggine che si deposita in pianura e fa aumentare l’inquinamento. L’Italia ha sete. Per questo Francesco Vincenzi, Presidente di Anbi, proprio ieri ha ricordato che «ci sono 35 grandi opere idrauliche incompiute che rappresenterebbero un significativo contributo all’ottimizzazione delle risorse idriche ».

La preoccupazione dei Consorzi è semplice: il prossimo anno, visto come vanno le cose, difficilmente arriveremo alla prossima stagione estiva con disponibilità idriche nella media. Ma la natura non aspetta. Uno dei ghiacciai del Gran Paradiso (quello di Trajo) è arretrato di 69 metri in un anno, mentre un altro ha perso 16 metri di spessore dal 1999.

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