mercoledì 9 settembre 2015
​Marcia della parrochia dove è stato ucciso Gennaro, 17 anni. Don Loffredo: noi segno di speranza.
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Scriveranno una lettera alla città, alla Chiesa e alle Istituzioni, i sacerdoti del Rione Sanità, l’antico quartiere di Napoli, cuore della città, dove all’alba di domenica è stato ucciso in un raid punitivo il 17enne Gennaro 'Genny' Cesarano. La decisione al termine del corteo che ieri sera ha attraversato la Sanità per ricordare il giovane e rivendicare attenzione. E anche per riprendersi le piazze e le strade, per non lasciarle a criminali senza futuro e senza speranza. «Siamo noi il segno di speranza» afferma deciso don Antonio Loffredo, parroco di Santa Maria alla Sanità. La parrocchia da alcuni anni è centro di aggregazione, di progetti, di idee. Convoglia i giovani ad essere protagonisti della propria vita e nel quartiere come nella città. Instilla ottimismo e voglia di fare. Rinnova antichi mestieri, spinge a far diventare concreti sogni e aspirazioni, invita a riscoprire la bellezze storiche e artistiche, le tradizioni della Sanità. Un cammino, osserva ancora don Antonio, «che abbiamo appena cominciato. Sapevamo che non sarebbe stato semplice, che non avremmo potuto cambiare subito le cose. Ma noi siamo qui e continuiamo la strada che abbiamo scelto e intrapreso. Non ci arrendiamo».  Davanti alla chiesa di Santa Maria alla Sanità i ragazzi hanno piantato un albero di ulivo per ricordare Gennaro e chiedere la pace. Un altro striscione realizzato dalla chiesa e dalla municipalità grida 'No alla camorra'. Con don Antonio Loffredo, con padre Alex Zanotelli, con la presidente di municipalità Giuliana Di Sarno, con le mamme, il vicesindaco, Raffaele Del Giudice, che ha detto: «Siamo qui perché il Comune è forte e perché la Napoli migliore vince».  A 12 mesi di distanza dalla morte di un altro ragazzo, il sedicenne Davide Bifolco, ucciso da un carabiniere al termine di un inseguimento, dopo le manifestazioni e la voglia di riscatto, invece nel Rione Traiano nulla è cambiato, con i cittadini tenuti in scacco da un gruppuscolo di criminali che aprono il fuoco in strada per contendersi gli affari illegali, con l’ambizione di riempire il vuoto di potere lasciato dalle indagini e dagli arresti di capi e gregari dei clan locali. Non a caso teatro dei raid sono le aree del Rione in cui ci sono le storiche piazze di spaccio, punto di riferimento per il narcotraffico al dettaglio conosciuto oltre i confini del quartiere e le zone limitrofe. Proprio il controllo della droga, dei fiumi di marijuana, hashish e cocaina che si vendono al Rione Traiano potrebbe essere al centro dello scontro o quanto meno dalla necessità, per chi mira a gestire lo spaccio, di segnare il territorio, di far pesare e far sentire la propria presenza.  Sono messaggi di piombo quelli che da sabato scorso stanno terrorizzando le notti delle periferie napoletane, come a Soccavo. Sono lo scenario in cui un manipolo di criminali intimidisce esplodendo centinaia di colpi da mitragliatori e pistole e perfino lasciando in un garage una bomba, trovata inesplosa. I portoni delle case, le vetrine, i muri, le auto, le tubature sono segnati dai fori dei proiettili come in una guerra di cui si ignorino i contendenti, come in un solitario videogioco.  La scorsa notte hanno rotto le vetrate di una onlus in viale Adriano al Rione Traiano a colpi di kalashnikov. È un edificio utilizzato dalle associazioni del posto come spazio ricreativo per intrattenere i ragazzi e per la riabilitazione di giovani disabili. Nessuna testimonianza utile per gli inquirenti, dato che al momento della sparatoria il centro era chiuso essendo utilizzato solo durante il giorno. Come per gli altri analoghi episodi, indagano gli agenti del commissariato San Paolo per individuare e catturare i criminali.
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