martedì 1 luglio 2014
Varate le linee guida della riforma. Renzi: due mesi per decidere. «Dimezzeremo l’arretrato civile». E Orlando: in caso di una separazione consensuale, per sancire il divorzio non servirà un giudice.
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«Per due mesi, dal 1° luglio al 31 agosto, vogliamo discutere della giustizia in modo non ideologico. Sarà una discussione filosofica, concettuale e astratta, prima di approvare la riforma, per coinvolgere l’Italia su questo tema...». Sono le 20.50 quando, al termine del Consiglio dei ministri, il premier Matteo Renzi, affiancato dal Guardasigilli Andrea Orlando e dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, annuncia l’intenzione del governo di aprire il "cantiere giustizia" evitando tuttavia di procedere per ora attraverso provvedimenti definiti (si era parlato di un decreto legge e di un disegno di legge delega) e cercando invece di coinvolgere il Paese, la magistratura e le forze politiche in una sorta di dibattito sulle priorità. Alcune le indica l’esecutivo, elencando sommariamente 12 punti. In testa, la madre di tutte le emergenze, ossia l’estenuante durata dei processi civili (in media 600 giorni solo per il primo grado) che costa al Paese 4,8 punti di Pil, rendendo l’Italia poco appetibile per gli investitori. L’obiettivo del governo, come anticipato da Avvenire nei giorni scorsi, è il «dimezzamento dell’arretrato civile. Oggi ci sono 5 milioni e duecentomila processi pendenti, una roba pazzesca – osserva il premier –. Il primo grado di giudizio dovrà durare al massimo un anno».A ciò si aggiungerà una «corsia preferenziale per imprese e famiglia».Poco dopo, il ministro Orlando aggiunge: «Per separazioni e divorzi, se consensuali, non servirà più andare davanti al giudice». Non si tratta di una norma che toccherà il ddl sul divorzio breve attualmente al vaglio delle Camere, precisa poi il suo entourage, ma di «un provvedimento di degiurisdizionalizzazione che, per ridurre l’arretrato civile, non porterà alcuni tipi di cause davanti al giudice, come nel caso del divorzio consensuale e in assenza di figli minori e con disabilità, che potrà risolversi davanti a un avvocato».Altro tema caldo, e presumibilmente foriero di frizioni, riguarda l’operato della magistratura, in primis con la riforma del Csm: «Chi giudica non nomina, chi nomina non giudica – sintetizza il presidente del Consiglio –. Si farà carriera per merito, non per le correnti di appartenenza», aggiunge, toccando poi il nodo della «responsabilità civile dei magistrati su modello europeo» e su modifiche del settore «disciplinare delle magistrature speciali». Nell’elenco sono compresi poi l’annunciato pacchetto di norme «contro la criminalità economica» (con autoriciclaggio e un inasprimento delle misure anti corruzione), l’accelerazione «del processo penale e la riforma della prescrizione», ma anche interventi sul regime di divulgabilità delle intercettazioni, dal punto di vista del diritto all’informazione e della tutela privacy. «È l’unico argomento su cui non abbiamo pronta una norma – dice Renzi –. Faremo un discussione aperta, anche con la stampa». In coda alla lista, ci sono infine l’informatizzazione integrale del sistema giudiziario («Da mezzanotte parte il processo telematico», commenta il premier) e la riqualificazione del personale amministrativo. Insomma, il cantiere è aperto, ma ora toccherà al Guardasigilli mediare con le parti in causa: «Sono vent’anni che sulla giustizia si litiga senza discutere, vorremmo discutere senza litigare – conclude il presidente del Consiglio – È la via di Orlando alla Giustizia. Non l’Orlando furioso ma l’Orlando doroteo. I disegni di legge saranno a disposizione di chi li vuole cambiare. Li approviamo il 1° settembre».

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