venerdì 21 dicembre 2012
La discarica più grande d’Europa è al collasso, ma resta aperta a colpi di deroghe. Resta poco tempo per trovare soluzioni per lo smaltimento e il trattamento della spazzatura prodotta nella capitale e in provincia: 4.500 tonnellate al giorno.
Mazzoni: «Ue stanca di emergenze a raffica: ci punirà»
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​Duemilatredici, ultima chiamata. Nei prossimi sette od otto mesi, cioè, la faccenda rifiuti a Roma dovrà essere definitivamente chiusa o, se preferite, risolta. E che ulteriori pezze siano impossibili da mettere l’ha capito anche il governo, decidendo che alla capitale non è bastato un commissario e quindi dipanare la matassa toccherà a un "supercommissario", che dal 1° gennaio avrà potere di «realizzare e gestire discariche, nonché impianti per il trattamento di rifiuto urbano indifferenziato e differenziato».La questione è nota: la maxidiscarica romana di Malagrotta è – da tempo – al collasso, bisogna(va) chiuderne i battenti e soprattutto bisogna(va) individuare una nuova area di stoccaggio almeno provvisorio. Dopo un lungo "toto-sito" e varie ipotesi (da Riano a Corcolle o Bracciano), il commissario per l’emergenza rifiuti nel Lazio, Goffredo Sottile, l’aveva trovata a Monti dell’Ortaccio, non troppo lontano dalla stessa Malagrotta. E sono esplose le proteste, visto che fra gli 85mila residenti nel raggio di sette chilometri intorno alla discarica più grande d’Europa, monitorati dal 2001 al 2011, si registra ad esempio nelle donne un eccesso di tumori a seno e laringe. E visto che chi vive da quelle parti ricorre più degli altri a cure ospedaliere (specie per malattie circolatorie e dell’apparato digerente), stando a uno studio realizzato dal "Dipartimento di epidemiologia" del Servizio sanitario regionale del Lazio. Studio che si apre con questa eloquente premessa descrittiva: «Malagrotta è un area sub-urbana del comune di Roma localizzata a sud-ovest della città. Attualmente si estende per circa cinquanta chilometri quadrati e comprende la grande discarica per rifiuti urbani, la raffineria di prodotti petroliferi, l’inceneritore per rifiuti ospedalieri e farmaci scaduti (rifiuti speciali) dotato di sistema per il recupero energetico (termovalorizzatore), alcuni depositi di idrocarburi».Così, il sindaco Gianni Alemanno aveva indetto una gara per scegliere le aziende che dal 1° gennaio avrebbero dovuto portare all’estero i rifiuti della Capitale (1.100/1.200 tonnellate su una produzione quotidiana di 4.500, con tetto a 350mila tonnellate per il 2013 e 210mila per il 2014) con «l’obiettivo di evitare la proroga di Malagrotta». Soluzione tanto costosa (una spesa da settanta milioni...) che «se arrivassero subito risposte sul sito provvisorio e definitivo, i rifiuti da portare all’estero potrebbero ridursi fino a zero», aveva aggiunto il sindaco. Anzi soluzione rivelatasi impossibile, visto che la gara è andata... deserta. «Ma le gare, le trattative, andranno avanti in questa direzione», precisa Alemanno.«Non ci sarà comunque alcuna emergenza a Roma – si è affrettata a far sapere l’Ama – perché oltre alla massima spinta alla raccolta differenziata e alla massima efficienza produttiva degli impianti di "Trattamento meccanico biologico", sono già state avviate le trattative per installare impianti di tritovagliatura e separazione dei rifiuti indifferenziati residui da mandare in discarica».È invece diventata certa l’ennesima proroga dell’apertura di Malagrotta almeno fino ad aprile o maggio 2013. Che non piace a Clini: «Non ho parlato con Sottile, è la prima volta che sento questa notizia, adesso dobbiamo capire di cosa stiamo parlando», ha avvisato ieri. E soprattutto non piace affatto a Bruxelles, specie dopo che a fine ottobre i membri della Commissione petizioni sono venuti a vedere cosa accade, ripartendosene increduli.Per lo stesso ministro Clini, la situazione romana è «un’altra grana difficile con l’Ue», da gestire «con procedura straordinaria che si faccia carico di tutto il ciclo dei rifiuti». Infatti ci sono procedure d’infrazione aperte dall’Ue almeno per tre motivi: uso della discarica per rifiuti quasi interamente non trattati, scarsa raccolta differenziata e soprattutto continua gestione emergenziale.Dunque, mentre la situazione collassa e si teme che i sacchetti d’immondizia "soffochino" anche la capitale, non aiuta la polemica istituzionale (con rimpallo di responsabilità) fra Comune, Provincia e Regione e nemmeno la ravvicinatissima scadenza elettorale. «Emergenza più grave di quella campana», spiegava Clini un mese fa. «Rischiamo, da gennaio, i rifiuti nelle strade di Roma», rincarava il commissario Sottile. E dopo l’ultima proroga per Malagrotta, il presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati, ieri ha commentato: «Siamo sconvolti. Ormai è una barzelletta...».
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