sabato 23 gennaio 2021
Per gli atenei non esclude nemmeno una proroga dell’anno accademico. Decima scuola occupata a Milano negli ultimi dieci giorni.
Ripresa delle lezioni in presenza, al 50% per scuola, per gli studenti dell'Istituto d'arte Venturi a Modena

Ripresa delle lezioni in presenza, al 50% per scuola, per gli studenti dell'Istituto d'arte Venturi a Modena - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Le scuole superiori dovranno riaprire anche in Campania. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale amministrativo regionale, che ha accolto il ricorso presentato da un comitato di genitori contro l’ordinanza del governatore, Vincenzo De Luca. Che, però, minimizza: «Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi».

In sostanza, dopo la decisione del Tar, la Regione Campania ha emanato una nuova ordinanza per la ripresa delle lezioni in presenza, alle scuole medie, da lunedì 25 gennaio, mentre le superiori riapriranno il 1° febbraio.

Sempre lunedì tornerà a suonare la campanella nelle superiori di Umbria, Marche e della Liguria, che hanno confermato il rientro al 50%. Complessivamente, si tratta di circa 360mila studenti, compresi quelli delle medie della Campania. In Liguria, il governatore Giovanni Toti ha annunciato che, in base ai dati epidemiologici, si potrà decidere di portare la didattica in presenza al 75% nel giro delle settimane successive.

Un discorso a parte merita la Puglia. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha firmato una nuova ordinanza che prevede, dal 25 al 30 gennaio, ancora didattica a distanza per tutti gli studenti delle scuole superiori, mentre gli alunni delle scuole elementari e medie, nonché i bimbi della scuola dell’infanzia, proseguiranno con la didattica in presenza con possibilità per i genitori di chiedere la didattica a distanza. Dal 1° febbraio al 6 febbraio, invece, i ragazzi delle superiori potranno tornare a svolgere le lezioni in presenza, ma con il limite del 50%. Confermata, dunque, anche in quest’ultima ordinanza, la possibilità, per le famiglie, di scegliere tra lezioni in presenza e a distanza, anche alle superiori. Una sorta di scuola “alla carta”, che non piace ai presidi.

«Abbiamo già più volte motivato la nostra ferma contrarietà a questa disposizione, che è in vigore già da mesi per gli alunni di elementari e medie – si legge in una nota dell’Associazione nazionale presidi della Puglia –. Lo abbiamo ribadito con fermezza, proponendo invece di eliminare per tutti gli ordini di scuola la libertà di scelta rispetto alla frequenza scolastica».

Sempre il 1° febbraio torneranno in classe gli studenti delle superiori di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Basilicata, Calabria. In Lombardia, passata in zona “arancione”, lunedì torneranno in presenza le scuole medie, mentre le superiori «potranno riprendere le lezioni in presenza secondo l'organizzazione stabilita nei piani operativi delle Prefetture», ha detto il presidente della Regione, Attilio Fontana.

Intanto, è possibile stilare un primo bilancio della riapertura nelle regioni che hanno deciso di anticipare il rientro in classe anche degli studenti più grandi. Tra le prime, l’11 gennaio, la Toscana, che ieri ha fatto registrare un indice Rt di trasmissione del virus di 0.98, sotto la soglia critica di 1, che spinge la regione verso la zona gialla. «Per ora ci sembra che il programma di ritorno sui banchi stia funzionando e con l’Ufficio scolastico regionale abbiamo deciso il proseguimento al 50% – dice l’assessore regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini – ma nelle prossime settimane faremo delle valutazioni sulla base dei dati e del monitoraggio».

Almeno per il momento, dunque, è confermato come la scuola non incida sulla trasmissione del Covid-19. Come ribadisce anche il dato diffuso ieri dall’Inail, che attribuisce al sistema dell’istruzione appena lo 0,7% dei casi di infortunio sul lavoro da Covid (131.090 al 31 dicembre scorso).

Verso la ripresa delle lezioni in presenza, da metà febbraio, anche nelle università, ha annunciato il ministro Gaetano Manfredi. «Ho sollecitato i rettori a predisporre piani per la riapertura dell’attività a febbraio – ha dichiarato –. Il nuovo Dpcm consente di poter tornare secondo lo schema adottato a settembre, in didattica mista con presenza in aula al 50%. Ovviamente – ha aggiunto Manfredi – ci sarà una valutazione con i comitati regionali perché l’Università impatta molto sul sistema dei trasporti».

Manfredi non esclude nemmeno una proroga dell’anno accademico («Il Ministero è disponibile»), annunciando che la settimana prossima sarà presentato il piano nazionale della ricerca. «È stato approvato su una dotazione finanziaria che si sta costruendo anche considerando il Recovery: è un piano di sette anni e noi pensiamo nei primi cinque anni ci sia un investimento di 20-25 miliardi».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI