mercoledì 14 luglio 2010
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Da un sondaggio tra le Regioni dopo l’intervento del Ministero emergono due elementi. Il primo è che, in genere, la pillola abortiva è poco richiesta, spesso poche scatole. La seconda è che la maggior parte delle Regioni, nell’elaborare le proprie linee guida, ha scelto il ricovero ordinario, ma non mancano distinguo e qualche scappatoia. Il ricovero di tre giorni è stabilito ad esempio in Piemonte, Veneto, Lombardia, Lazio, Sardegna, Sicilia, mentre sono per il day hospital la Toscana e finora l’Emilia Romagna (è attesa per oggi una nuova dichiarazione dell’assessore alla Salute).«Ci regolavamo già col ricovero ordinario – spiega Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità in Lombardia –. Le donne che hanno usato la pillola sono poche decine e, tra queste, solo il 10-20% ha firmato per le dimissioni. Mi pare che la pillola non abbia ottenuto grande interesse». Ben diversa la posizione della Toscana, riassunta da Antonio Panti, presidente della Federazione regionale degli ordini dei medici: «Importavamo il farmaco dall’estero dal 2003 e già allora avevamo le linee guida. Per aggiornarle, il 6 luglio s’è riunito il Consiglio sanitario regionale, con tutti i dirigenti dei servizi di ginecologia della Toscana». Il risultato «è più o meno uguale a prima: consigliamo il day hospital, ma lasciando assoluta libertà alla paziente e al medico» anche se per Panti «il ricovero ordinario non ha senso». In ogni caso, «in Toscana non andiamo oltre il centinaio di casi l’anno: la maggior parte delle donne preferisce l’aborto chirurgico». Al contrario, in Sicilia «ci atteniamo al ricovero ordinario, anche se con i nostri numeri, che non arrivano finora alla decina, non facciamo statistica», aggiunge l’assessore alla Salute Massimo Russo. Novità sono in arrivo dal Lazio, dov’è stato effettuato il monitoraggio degli ospedali «per stimare il fabbisogno di posti letto» e «individuare le strutture in possesso dei requisiti» per il ricovero, come richiesto dal protocollo approvato dalla giunta Polverini.Per contro, l’assessore alla Sanità dell’Umbria Vincenzo Riommi conferma che «le uniche linee guida che contano sono quelle regionali, dal Ministero arrivano al massimo linee di indirizzo. Non spetta ai politici stabilire il tipo di ricovero, che va invece scelto dai medici sulla base delle condizioni cliniche». Riommi si scaglia contro «l’ipocrisia dei governatori schierati per il ricovero ordinario: nelle strutture delle loro Regioni, alle donne viene data in una mano la pillola, nell’altra il foglio per le dimissioni».
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