A Lampedusa arriva Richard Gere a supportare la nave di Open Arms, bloccata in mare da 8 giorni, con a bordo 121 persone soccorse, oltre alla squadra di soccorritori, altre 19 persone.
L'imbarcazione dell’Ong spagnola finora si è trovata, suo malgrado, coinvolta in una sorta di rimpallo istituzionale, tra la Spagna, (la bandiera della nave è spagnola, ndr) e i due Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Malta e Italia. A 216 ore trascorse dal soccorso dello scorso 2 agosto la capomissione a bordo della nave Open Arms, Anabel Montes Mier non ha ricevuto ancora alcuna autorizzazione per l'approdo nel porto sicuro più vicino. Va ricordato che a bordo ci sono 32 minori, di cui 27 non accompagnati e che nei giorni scorsi sono stati presentati due ricorsi al Tribunale minorile di Palermo e alla Procura palermitana a difesa dei diritti delle persone soccorse.
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— Open Arms IT (@openarms_it) August 9, 2019
Un gommone carico di rifornimenti e provviste ha raggiunto la nave di Open Arms che si trova fuori dal limite delle acque nazionali: a bordo assieme ai volontari spagnoli c'erano anche Richard Gere, attore e attivista per i diritti umani e l'italiano chef Rubio.
«Riteniamo inaccettabile che la vita di uomini, donne e bambini continui a essere ignorata e che i diritti sanciti dalle Convezioni Internazionali continuino ad essere sistematicamente violati. Parleremo di questo insieme a un amico e attivista per i diritti umani, che da anni si batte per dare voce ai più vulnerabili in ogni angolo della terra, Richard Gere, che ci ha raggiunti a Lampedusa per dare il suo sostegno al nostro equipaggio e a tutte le persone a bordo» si legge in una nota di Open Arms che per sensibilizzare l’opinione pubblica è riuscita a mobilitare uno degli attori più celebri di Hollywood.
Grazie.
Non siamo soli.#siamotuttiopenarms pic.twitter.com/5YCHVONbiu
«Abbiamo portato tutta l’acqua e il cibo possibile», ha spiegato lo stesso Richard Gere in un video messaggio. «Vengono tutti dall’Africa mentre l’equipaggio da tutte le parti del mondo, maggiormente dall’Europa. Stanno tutti bene, prima erano su due barche nel mezzo del mare. Una delle due è tornata indietro, presa dalla guardia costiera libica. Non sappiamo cosa sia accaduto a loro».
«Le persone che vedete a bordo – ha continuato – sono qui solo grazie alle donazioni fatte a Open Arms. E ora la cosa più importante per loro è arrivare in un porto libero/sicuro, scendere dalla barca e iniziare una nuova vita. Quindi per favore supportateci, supportate la Open Arms e tutte queste persone e i loro fratelli e sorelle» ha concluso.
Anche Alberto Mallardo operatore di Mediterranean Hope era a bordo del gommone e ha raccontato di aver avuto modo di parlare con le persone a bordo: "Sono stanche ma stanno bene fisicamente. Molte delle persone a bordo hanno sofferto torture e violenze in Libia. Un ragazzo etiope ha detto di essere stato in Libia per un anno e mezzo. Ci sono tante nazionalità: Etiopia, Eritrea, Nigeria, Mali, Gambia. Ci sono molte donne e bambini, e anche due gemellini di 9 mesi e sperano di poter attraccare il più presto possibile. Io gli ho raccontato che a Lampedusa si stanno svolgendo manifestazioni di solidarietà nei loro confronti e che li aspettiamo per accoglierli a braccia aperte". Quella di ieri è stata la seconda notte trascorsa a dormire sul sagrato della chiesa di San Gerlando a Lampedusa, in segno di vicinanza alle persone soccorse e all'equipaggio della Open Arms.
LA CRONACA DEL SETTIMO GIORNO: L'ODISSEA DI OPEN ARMS
Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha chiesto chiarimenti sul caso della Open Arms all’Ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante generale della Guardia Costiera italiana: «Questo è un’impasse che ha un impatto rilevante sui diritti fondamentali delle persone soccorse, impossibilitate allo sbarco e in quanto tali impedite nella propria libertà di movimento, ed esposte al rischio di trattamenti contrari sia al senso di umanità sia alla dignità delle persone stesse».
SOCCORSO PER LA OCEAN VIKING. SALVINI: PRONTO A FIRMARE IL DIVIETO DI INGRESSO NELLE ACQUE NAZIONALI
La nave Ocean Viking ha soccorso un gomnone in difficoltà in acque internazionali a 60 miglia dalle coste della Libia. Tutti i naufraghi sono al sicuro a bordo. Sono in tutto 85 persone, tra cui 4 bambini
Il primo a dare la notizia del soccorso questa mattina non è stata la Ong Sos Mediterranee, bensì il ministro dell'Interno italiano, che ha anticipato di essere "pronto a firmare il divieto di ingresso nelle acque nazionali anche per la nave Ocean Viking", sapendo di creare così un altro braccio di ferro tutto politico sulla pelle delle persone migranti e senza in alcun modo tutelare i loro diritti.
La Ocean Viking invece, ha fatto sapere che resterà nella cosiddetta Sar libica per essere di aiuto nel caso ci fossero altre segnalazioni di distress da parte di imbarcazioni nelle acque internazionali davanti alle coste libiche.
Una lettera poi sarebbe stata inviata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini all’omologo norvegese Joran Smedal Kallmyr sulla nave norvegese della Ong francese Sos Mediterranee (insieme a Medici senza frontiere): «È necessario e urgente un vostro intervento nei confronti della nave Ocean Viking e del suo Comandante ed equipaggio affinché venga riconosciuto il ruolo di coordinamento delle autorità norvegesi».