venerdì 23 ottobre 2009
Avrebbero chiesto circa 80mila euro perché in possesso di un filmato che ritrae il presidente della Regione Lazio «mentre si intrattiene con un transessuale». Marrazzo: «Video falso, mai pagato denaro».
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Un filmato con "Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all'interno di un'abitazione". Questo il passaggio contenuto nel decreto che ha disposto il fermo dei quattro carabinieri infedeli - Luciano Simeone (30 anni), Carlo Tagliente (29), Antonio Tamburrino (28), Nicola Testini (37) - e che fa riferimento al video girato "con modalità abusive" nell'abitazione con lo scopo di ricattare il presidente della Regione Lazio. Nel filmato, si legge nel decreto firmato dai magistrati Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli, "si vedono anche della polvere bianca, che, per le caratteristiche, le circostanze e le dichiarazioni rese, consisteva con ogni evidenza in cocaina, nonchè un tesserino sul quale si legge il nome di Marrazzo".  Secondo i magistrati la presenza della presunta cocaina è riconducibile "ad un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto del tesserino di Marrazzo che non può ritenersi casuale". Ciò, si legge nel provvedimneto, è "del tutto conforme alle evidenti finalità dell'intervento premeditato e diretto proprio a sfruttare quell'occasione"."Non può ritenersi casuale la circostanza che proprio la mattina del 21 ottobre, cioè poche ore dopo l'avvenuta esecuzione delle perquisizioni (in casa degli indagati,ndr) le autovetture della ex moglie e della figlia di Marrazzo sono state fatte oggetto di atti di vandalismo". È quanto i magistrati rilevano nel decreto di fermo emesso la notte del 22 ottobre.  I magistrati indicano questo come elemento indicativo "di una rara spregiudicatezza a cui si aggiunge lo scopo di lucro perseguito: circostanze che fondano e grave e concreto pericolo che siano realizzati reati ulteriori, agevolati dalla specialefunzione di autorità rivestita". Ovvero per i magistrati i quattro carabinieri, responsabili dell'estorsione, avrebbero potuto, se non fermati, commettere altri reati.     Nel decreto viene riportata la versione di Marrazzo circa l'irruzione dei quattro carabinieri infedeli, avvenuta nei primi giorni di luglio, nell'appartamento: "Con modi palesemente intimidatori si fecero consegnare dalla parte lesa (Marrazzo, ndr) il portafoglio contenente, oltre a una somma di denaro, i documenti di identità e chiesero una somma ingente lasciando intendere in caso di rifiuto gravi conseguenze".Ferma la reazione di Marrazzo: "Se un video esiste è falso, non ho mai pagato alcuna somma di denaro". Il governatore ha chiarito inoltre di voler "continuare con serietà e determinazione" il proprio lavoro "fino alla fine della legislatura". Marrazzo ha nominato come suo legale di fiducia l'avvocato Luca Petrucci del foro di Roma: "Denunceremo diffamazioni e violazioni della privacy".  Stando all'informativa che i carabinieri hanno trasmesso in procura, quattro assegni, per un importo complessivo di circa 50mila euro, sarebbero stati staccati dal carnet di Marrazzo per mettere a tacere il tentativo di ricatto. Assegni mai incassati e forse spariti dalla circolazione. Accertamenti sono ancora in corso per capire chi abbia girato il video (già acquisito dai magistrati e della durata di alcuni minuti) e che destinazione avesse. Chi indaga ritiene che il documento era già stato proposto ad alcune testate giornalistiche e società di produzione. Forse era destinato a Milano e sarebbe finito nelle mani di un mediatore. Altre indagini verranno sviluppate per capire di chi fosse la droga (pare cocaina) trovata nella casa dove i carabinieri hanno trovato Marrazzo. La procura di Roma tiene a sottolineare "la massima collaborazione avuta dall'Arma dei Carabinieri, la cui investigazione è stata rapidissima e precisa". In procura si precisa che "in questa vicenda non esistono mandanti nè complotti di alcun tipo. Il caso va inquadrato in un ambito di criminalità comune". Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha espresso solidarietà a Marrazzo "perchè la merita come tutte le persone oggetto di ricatto o estorsione".
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