mercoledì 17 giugno 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
«Se torna il Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo...». Forse non sarà il famigerato «#Enricostaisereno» che avviò il logorio e l’avvicendamento dell’allora premier Letta, ma la frase del premier e segretario del Pd contenuta nell’intervista pubblicata ieri sul quotidiano La Stampa sembra preludere all’apertura di una rovente partita estiva nel cuore del popolo Dem, giocata sulla permanenza in Campidoglio del sindaco "marziano" Ignazio Marino e della sua giunta. Non solo: nel colloquio Renzi (che, dopo la batosta nei ballottaggi delle amministrative, anela a indossare di nuovo i panni gloriosi e vincenti del "rottamatore") arriva a ipotizzare perfino il voto anticipato a Roma, «forse nel 2016», insieme alla tornata che riguarderà altre grandi città. Esternazioni che fanno rumore, facendo ipotizzare che, a decidere della sorte dell’amministrazione capitolina, non sarà la procedura del Viminale sull’eventuale scioglimento per infiltrazioni mafiose: «L’ipotesi del commissariamento per mafia non esiste. Leggeremo le carte, come governo, ma per noi non ci sono gli estremi», anticipa il premier in serata a Porta a Porta. Il nodo è politico e il segretario Dem lo ribadisce: «Marino è una persona perbene, lo riconoscono tutti. Si continua a dire se va avanti o no. A me interessa capire se l’amministrazione pulisce le strade, mette a posto buche e emergenza. Se sanno governare governino e vadano avanti. Se non sono capaci, vadano a casa». Ma a chi toccherà valutare? Renzi è salomonico: «Deciderà il Pd romano, assieme alla coalizione... Tra l’altro Orfini sta facendo un lavoro meraviglioso».Insomma, la spada di Damocle "politica" (forse più affilata di quella prefettizia) pende sul Campidoglio e potrebbe calare all’improvviso, per "tagliare" un dibattito non gradito in Largo del Nazareno, dove si teme che una perdita di consensi e una cattiva eco internazionale: «Sia il sindaco che l’amministrazione si guardino allo specchio e decidano cosa fare», avverte Renzi, anche perché «quest’anno c’è il Giubileo, tutto il mondo ci guarderà».A mitigare la portata delle affermazioni renziane interviene proprio il presidente del Pd Matteo Orfini: «Quelle parole vogliono dire che nessuno di noi deve stare tranquillo, perché a Roma ci sono tanti problemi, è una guerra...». Ma c’è chi assicura che alcuni nomi per il dopo-Marino stiano già circolando: dalla renziana Lorenza Bonaccorsi, presidente del Pd Lazio, fino al ministro Paolo Gentiloni e al deputato Roberto Giachetti.Dal canto suo, in pubblico il sindaco decide di non replicare alle frecciate («Noi pensiamo al futuro della città», che «cammina e va avanti») e ai cronisti che lo incalzano («Ha sentito Renzi?») oppone la diplomazia: «Oggi mi occupo di cultura. Ho sentito il nuovo amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma». Chi frequenta il Campidoglio, lo descrive come una sorta di Fort Alamo in cui il primo cittadino vive asserragliato, ribadendo a gran voce la propria «onestà» e le scelte della giunta, al di sopra del clamore suscitato dalle inchieste su «mafia capitale». A parte il "fuoco amico" renziano, Marino è assediato dalle opposizioni (M5S manifesta sotto le sue finestre, il gruppo di Alfio Marchini si autosospende) e dai malumori dei cittadini, irritati anche dall’incuria in cui versano le strade, il verde pubblico e la raccolta dei rifiuti. Argomenti popolari in centro e in periferia e sui quali, in serata, Renzi scocca l’ennesima frecciata via Twitter: «#MafiaCapitale. Chi ha sbagliato paghi fino all’ultimo centesimo. Il Comune si occupi di fare pulizia. Negli uffici, ma anche per le strade».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: