giovedì 24 marzo 2016
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ROMA Non ci sono in Italia quartieri in mano al fondamentalismo come in Belgio o in Francia. Non ci sono motivi per innalzare l’allerta nel nostro Paese che resta al livello 2 - ma non si può escludere che possa essere qualche cellula sfuggita ai controlli. Che verranno ulteriormente intensificati. Più controlli agli aeroporti e più militari a Roma. Sono queste le misure ulteriori di cui si parla al termine di una giornata intensa sul versante sicurezza, aperta da un incontro fra il premier Renzi, i ministri Alfano e Gentiloni con i capigruppo parlamentari e chiusa da una audizione al Copasir del direttore dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna. L’Italia tiene alta la guardia, ma «ad ora» non risulta una «minaccia specifica » al nostro Paese, dice Renzi al termine della riunione con i rappresentanti dei partiti che registra importanti aperture da Forza Italia e anche da M5S, con differenziazioni limitate a Lega e Fratelli d’Italia sulla necessità di bloccare i flussi migratori. Che però cozza con la constatazione che Renzi fa. Le minacce, ripete, non vengono dai profughi dei barconi, ma dai quartierighetto. Come quello di Molenbeek, in cui si nascondeva Salah Abdeslam. Il sottosegretario con delega ai Servizi Marco Minniti usa un’immagine evocativa: «Il livello di radicamento del jihadismo a Molenbeek è come quello della ‘ndrangheta a Platì in Calabria, non c’è nulla di simile in Italia», assicura. «Non esistono enclave dove la polizia non può entrare», conferma Alfano. E Renzi sfida le ironie della Lega rivendicando la correttezza della sua strategia, un «gigantesco investimento sulla cultura» e sul risanamento delle periferie disagiate. Ma al di là del piano socio-culturale, nei confronti del Belgio dal vertice di Palazzo Chigi - dal quale è anche trapelata per la prima volta la notizia di una vittima italiana negli attentati - emerge anche tutta la perplessità per quelle che sono ritenute delle falle denotate dagli apparati di sicurezza, rivelatisi non in grado di proteggere le istituzioni europee neanche nel raggio di pochi metri dalle sedi simbolo. Così come viene giudicato improvvido aver fatto circolare l’ipotesi della possibile collaborazione del terrorista catturato, che potrebbe aver fatto da innesco definitivo al piano sanguinario della cellula terroristica. È toccato quindi ad Alfano elencare le strategie fin qui rivelatesi, invece, in grado di tenere al riparo il nostro Paese, snocciolando le cifre di controlli, perquisizioni ed espulsioni a carico di soggetti ritenuti pericolosi. «Il sistema ha retto, ma ora serve un’intelligence comune della Ue», dice il ministro dell’Interno. Anche se, assicura Minniti, «la collaborazione fra le polizie e gli apparati di sicurezza in Europa si è molto intensificata ». Ma «questo non ci mette al riparo da rischi», avverte Alfano, che invita a collaborare chiunque abbia anche solo sentori di un rischio per la sicurezza di tutti: «Meglio una telefonata vana, che non riceverne una decisiva. Proteggeremo chi denuncia», promette. Il ministro conferma un possibile innalzamento dei controlli negli aeroporti europei. Mentre è il prefetto di Roma Franco Gabrielli a ipotizzare lo stanziamento di altri mi-litari, sebbene è da escludere, spiega, istituire i metal detector in una stazione come Termini, «che registra ogni giorno il flusso di mezzo milione di persone». Fra le ipotesi anche la presenza di agenti in borghese, per rendere più adeguata la prevenzione rispetto a rischi diversi da quelli sin qui ipotizzati con 'obiettivi sensibili' ricollegati per lo più a sedi istituzionali, mentre il rischio si estende ora ai luoghi di ritrovo abituali e di massa. Una problematica emersa nell’audizione del direttore dell’Aisi, generale Arturo Esposito, al comitato parlamentare di controllo sui Servizi. Che ha spiegato l’affinamento in corso delle tecniche di prevenzione, in relazione a un modello che non prevede più, come solo qualche anno fa, dei 'lupi solitari' ma delle cellule che puntano a colpire con attentati simultanei e diffusi, attraverso un addestramento veloce, più difficile da intercettare con le tecniche tradizionali. Ci sarebbe un esercito di 400 combattenti addestrati e inviati in Europa - riferice l’Associated Press, citando «alte» fonti di sicurezza europee e irachene - sguinzagliate in tutto il Continente. Anche in Italia. «Non ci sono elementi di riscontro, ma questo non vuol dire che non si possano strutturare o non possa esserci la progettualità di costruirle», dice il presidente del Copasir Giacomo Stucchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il vertice Il presidente del Consiglio Matteo Renzi Il ministro dell’Interno Angelino Alfano
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