mercoledì 19 febbraio 2020
Il leader Iv mette nel mirino il premier: oggi spiego come prosegue la legislatura. «No» appoggio esterno Cerno al Senato e Rostan alla Camera, il gruppo dell’ex sindaco cresce
Renzi, il giorno dell'ultimatum

Ansa

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Metti una sera a cena, con Matteo Renzi, a stilare l’ultimatum per Giuseppe Conte. Se non è rottura quasi, Italia viva valuta il ritiro della delegazione al governo, ma in tal caso niente appoggio esterno fa sapere Renzi: «O dentro o fuori». Il leader riunisce i suoi al ristorante da Teo, a Trastevere: c’è da decidere insieme che cosa dovrà dire stasera in diretta a Porta a Porta, anche per non deludere le attese di audience di Bruno Vespa. L’ex premier si presenta ai suoi carico come non mai. La cronaca di giornata regala alla sua formazione due 'acquisti'.

Alla Camera arriva Michela Rostan, che lascia Liberi e Uguali in polemica col ministro Roberto Speranza. Al Senato, dove i numeri sono in bilico, a sera ufficializza il passaggio dal Pd Tommaso Cerno, così a palazzo Madama gli uomini di Renzi, sempre più decisivi, passano a 18, mentre i deputati sono ora 30. «Vi davano in uscita, voi invece siete tutti qui, e intanto arrivano altri», ha detto Renzi ai suoi, per galvanizzarli. Una cena abituale, come quasi tutti i mercoledì, ma stavolta tutti i riflettori sono puntati su Iv. L’attivismo di Renzi, naturalmente, è legato anche ai dati dei sondaggi per ora molto lontani da quell’obiettivo a due cifre che si era dato all’atto di mettersi in proprio.

Ne deriva un difficilissimo crinale su cui muoversi, per lei: nessuno sconto più al governo, per provare a ritagliarsi un ruolo da protagonista, ma senza arrivare ancora alla rottura definitiva, che porterebbe a un voto anticipato al quale Italia via non è ancora pronta. Da un lato, quindi, si tratta di cercare di rafforzare la possibile alleanza con le altre forze 'diversamente centriste', Azione di Carlo Calenda (che però esclude categoricamente un suo interesse) e +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino. E nel frattempo Italia viva non cede di un centimetro sulla giustizia, anzi mette in campo una sua agenda.


Un tira e molla protratto in attesa del referendum
Litigio dopo litigio, ci si avvicina stancamente ad un referendum costituzionale che meriterebbe ben altro dibattito pubblico, dato che si chiamano i cittadini a decidere se rendere effettivo il taglio di 345 parlamentari. Tutt’altro che preoccupati dal promuovere un confronto nel merito, i partiti utilizzano la data del referendum - il 29 marzo - semplicemente come boa per le loro prossime decisioni. È facile infatti immaginare che l’intero confronto di maggioranza tra Renzi e Conte, tra Iv e gli altri partiti di maggioranza, resti "congelato" sino a quando non si avrà l’esito della consultazione referendaria. È ormai acquisito che qualora vincesse il «sì» al taglio del numero dei parlamentari si aprirebbe una sorta di "semestre bianco informale" per una serie di adempimenti tecnici che impedirebbero di andare alle urne. Un’eventuale crisi, in questo contesto, sarebbe allora "indolore" perché non minerebbe la prosecuzione della legislatura. Per Renzi, "aggredire" la maggioranza dopo il 29 marzo significa andare incontro a tre scenari comunque non negativi: o un aumento di potere contrattuale o l’opposizione a un Conte-ter più fragile o un governo istituzionale. È in virtù di questi ragionamenti che il premier sta meditando di accelerare i tempi e condurre Renzi di fronte al bivio della crisi prima del 29 marzo. (Marco Iasevoli)

Che vede al primo posto un intervento choc per il lavoro, lo sviluppo e i servizi. «Non si sono accorti che mentre loro sono a parlare di prescrizione e intercettazioni il pil è caduto. Il Paese è fermo, questo governo o cambia passo o muore», avverte Renzi, che ricostruisce l’escalation di questi giorni, la reazione «muscolare » del premier, fino al tentativo sgrammaticato di coinvolgere il Quirinale nella contesa.

Un attacco respinto al mittente, lo descrive Renzi ai suoi, annunciando il suo contrattacco. «Basta fake news e attacchi frontali, noi non si va avanti senza mollare di un centimetro », dice anche Michele Anzaldi, coinvolto anche lui nelle polemiche di questi giorni. La prospettiva dell’intervento di 'responsabili' affacciata ad esempio da Goffredo Bettini, più che temuta da Renzi viene aupicata: «Senza di noi i numeri non ci sono - insiste -. Se ci fossero sarebbe meglio per tutti. A noi andrebbe bene anche il Conte ter, così andremmo all’opposizione. Conte sarebbe contento e sarei contento io. Ma...».

I numeri non ci sono. E allora Renzi alza il prezzo, se alleanza deve essere vuol essere lui a dettare le condizioni. Intanto si muovono anche le cose nel centrodestra. Usciti allo scoperto per primi Paolo Romani e Renata Polverini, ieri hanno tenuto, in contemporanea, un altro incontro notturno. Smentisce Gianfranco Rotondi, altro forzista dato uscita, in ottimi rapporti con Conte. Ma è chiaro che, per loro, c’è prima di capire che cosa farà Renzi.

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