lunedì 5 dicembre 2016
Il premier Matteo Renzi torna dal capo dello Stato Mattarella: le dimissioni vengono congelate per consentire l'approvazione della legge di bilancio 2017
Renzi alla conferenza stampa di lunedì notte (Fotogramma)

Renzi alla conferenza stampa di lunedì notte (Fotogramma)

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Dimissioni congelate fino all'approvazione della Legge di bilancio per il 2017. È questa la conclusione di una giornata frenetica, al centro della quale sono state le dimissioni del premier Matteo Renzi come conseguenza dell'esito del referendum di domenica, che ha sancito la vittoria secca del No alla riforma della Costituzione che portava la firma del governo. Alla fine, dopo due incontri con il capo dello Stato e un Consiglio dei ministri, la giornata politica si è conclusa con lo scenario meno drastico: un rinvio di qualche giorno della crisi di governo, per consentire appunto di portare a conclusione l'iter legislativo della manovra, attualmente in Senato. I tempi sono rapidissimi, si parla già del prossimo venerdì.

La prima visita al Colle

Stamattina Renzi è salito al Colle per un colloquio di oltre un'ora con il presidente della Repubblica. "Il mio governo finisce qui, vado via senza rimorsi", aveva annunciato in una conferenza stampa a Palazzo Chigi alle 00.15 di lunedì notte, parlando di "sconfitta netta" e assicurando che nel giro di una manciata d'ore avrebbe consegnato le sue dimissioni irrevocabili a Mattarella. Le dimissioni ci sono state, ma ha prevalso il buon senso e il pragmatismo. Mattarella infatti dopo l'incontro con Renzi ha diffuso un comunicato in cui si sottolinea che "vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento". Queste parole hanno prefigurato lo scenario che si è consolidato nel pomeriggio, cioè il congelamento delle dimissioni sino all'approvazione in Senato della manovra appena licenziata dalla Camera. Come avvenne nel 2012 con l'allora premier Mario Monti. I tempi sono rapidi: da martedì il Senato inizierà a esaminare la manovra, e anche per rassicurare l'Europa potrebbe essere approvata in pochissime ore, senza modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera.

"L'alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva", ha scritto ancora Mattarella nella nota. Adesso sta al mondo politico interpretare queste "energie positive" e fare in modo che il dialogo, "pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco". Un invito al buon senso di tutti.

Il Consiglio dei ministri

Alle 18.48 è iniziato il Consiglio dei ministri, che è durato un'ora. Renzi ha consegnato le dimissioni politiche, ma non quelle formali, rimandate a dopo l'approvazione della manovra finanziaria.

Di nuovo al Colle

Al termine della riunione Renzi è tornato al Colle per un secondo incontro con Mattarella, che è durato mezz'ora. Intornoa alle 2'0 la conferma: il presidente della Repubblica fa sapere di aver chiesto a Renzi di soprassedere alle dimissioni, per presentarle dopo l'approvazione della legge di bilancio "onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio".


La direzione Pd

Resta aperta l'altra questione, quella della guida del Pd. L'orientamento di Renzi - maturato grazie anche al rinvio dell'appuntamento, previsto inizialmente già per lunedì - sarebbe di restare segretario, ma si vedrà mercoledì alle 15, quando è in programma la direzione per discutere l'esito del referendum di domenica. Necessario un chiarimento tra le due anime del partito che hanno fatto due campagne referendarie in direzioni opposte. Renzi arrverà con il suo 40% di consensi ottenuti al referendum contro la coalizione del No.

L'asse Colle-Palazzo Chigi

La prima decisione concreta che nasce sull'asse Colle-Palazzo Chigi è quella di tenere a Roma, e di non far partire per Bruxelles, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Oggi c'è l'Eurogruppo, martedì l'Ecofin. Ma evidentemente è bene che il titolare del Tesoro resti nella Capitale a presidiare sia la situazione politica sia la reazione dei mercati, in raccordo con Bankitalia. Si tratta anche di un segnale, perché in caso di precipitazione della situazione finanziaria è proprio Padoan uno dei nomi più gettonati come possibile futuro premier. Altri nomi sono quelli del ministro degli esteri Gentiloni e del presidente del Senato Grasso.

Le reazioni europee

Numerose le reazioni europee all'esito del voto referendario italiano mentre i mercati finanziari assorbono il colpo senza troppi scossoni. Esulta l'euroscettico Nigel Farage, che parla di colpo di martello contro euro ed establishment pro-Ue. Da Bruxelles, il commissario agli Affari economici Moscovici dice che si è stati tutti toccati dall'esito del voto, ma c'è fiducia nelle autorità italiane, perché il Paese è solido. Il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier auspica però preoccupato una rapida soluzione della crisi in Italia, ritenendo che il risultato non sia un contributo positivo per l'Europa.

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