lunedì 23 aprile 2018
L'anagrafe cittadina ha registrato il bambino, nato in Italia, come figlio di una consigliera del Pd e della sua compagna. La firma della prima cittadina
La sindaca di Torino Chiara Appendino (Ansa)

La sindaca di Torino Chiara Appendino (Ansa)

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Il Comune di Torino ha registrato oggi, nell'anagrafe cittadina, un bambino, nato in Italia, come figlio di due donne. Si tratta del primo riconoscimento alla nascita di un bimbo di una coppia omogenitoriale. Dopo aver annunciato nei giorni scorsi l'intenzione di dare pari diritti anche "forzando la mano", questa mattina, infatti, la sindaca Chiara Appendino ha firmato l'atto che riconosce Niccolò Pietro come figlio di Chiara Foglietta, vicecapogruppo del Pd in consiglio comunale, e della compagna Micaela Ghisleni, bioeticista.

La risoluzione in questo senso della questione appariva scontata, soprattutto dopo la presa di posizione di Appendino, che sabato aveva affermato che i bambini nati all’estero o in Italia da coppie omosessuali, a Torino, d’ora in poi, saranno iscritti nel registro dell’anagrafe come figli di entrambi i genitori (anche se uno dei due genitore biologico non è).

Appendino lo aveva annunciato su Facebook: «C’è la ferma volontà di dare pieno riconoscimento alle famiglie di mamme e papà con le loro bambine e i loro bambini», ha scritto la sindaca, parlando di «nuove forme di genitorialità» e dicendosi pronta anche a «forzare la mano», con «l’auspicio di aprire un dibattito nel Paese in tema di diritto quanto mai urgente».

Il post Facebook di Chiara Appendino

Il post Facebook di Chiara Appendino - ANSA


Detto fatto: come fa sapere il Comune in una nota, alle 11.05 la sindaca, in qualità di ufficiale di Stato civile, ha "apportato l'annotazione sull'atto nascita per attestare il riconoscimento di figli da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso. Tre le coppie che hanno ricevuto il riconoscimento dalla Città".

"Torino - ha spiegato la sindaca - è la prima città italiana a consentire alle coppie omogenitoriali di veder riconosciuto il diritto ai loro figli di avere entrambi i genitori. Con un'annotazione all'atto che accoglie l'istanza di riconoscimento e di genitorialità avanzata da entrambi i componenti della coppia la Città ha messo in pratica una soluzione che consentirà a tutte le coppie di persone dello stesso sesso con figli ad essere riconosciute come famiglie. Speriamo di aver generato - anche con il supporto del Coordinamento Trino Pride - l'avvio di un percorso che adegui l'attuale sistema normativo all'evolvere della società civile. Abbiamo contribuito a scrivere un pezzo di storia".

Il precedente: due gemelli nati in Canada da coppia omosessuale

Tutto è cominciato ai primi di marzo, coi due padri che si sono visti negare la rettifica dell’atto di nascita dei loro gemelli, nati in Canada con il sistema della gestazione per altri (una pratica per altro vietata in Italia, dalla legge 40). In quel caso fu proprio l’Ufficio del Comune a respingere la richiesta. Poi, questa settimana, la denuncia delle due madri che per avere il figlio erano volate in Danimarca: «Sognavamo un mondo che lo accogliesse nel migliore dei modi».

E invece all’ospedale Sant’Anna prima e in Comune poi si sono sentite dire che no, un figlio non può essere registrato all’anagrafe con due madri, perché deve per forza essere nato da un padre. «Chiediamo un gesto politico forte» hanno proseguito le due donne, seguite a ruota da Torino Pride – la realtà che riunisce le associazioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender operanti in Piemonte –, che ha chiesto alla sindaca Appendino «di agire con forza, energia e in coscienza per risolvere questi problemi». Ricordando come altri Comuni si siano mossi da soli: è il caso di Milano, dove il sindaco Giuseppe Sala, in un caso analogo, ha dato il via libera alla registrazione.

«Oggi l’Italia non è ancora pronta a riconoscere legalmente queste famiglie e ci si trova davanti a ostacoli tanti fastidiosi nella loro forma quanto difficili da superare» ha risposto ieri su Facebook la sindaca Appendino, ricordando che sul tema «la nostra posizione politica è chiarissima. Lo è sin da quando all’inizio del nostro mandato, insieme all’assessore ai Diritti Marco Giusta, abbiamo dato un segnale – sottolinea – scegliendo di cambiare la forma stessa degli atti del Comune, modificando nei dispositivi il termine “famiglia” con il plurale “famiglie” ».

Un colpo di mano che aveva sollevato diversi malumori fra i consiglieri comunali e che aveva spinto anche l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, a sottolineare come «alla famiglia non ci siano alternative». Questa volta invece la novità non è formale, ma sostanziale.

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