sabato 14 gennaio 2017
Un programma che esalta il lusso e lo spreco, mentre c'è chi è senza casa. Il segretario della Commissione di vigilanza parlamentare sulla Rai, deputato Pd, questa volta chiede conto all’audit Rai
Michele Anzaldi: la Rai non può esaltare il lusso di giovani ricchi senza ritegno. Un'offesa a chi non ha casa, ai poveri

Michele Anzaldi: la Rai non può esaltare il lusso di giovani ricchi senza ritegno. Un'offesa a chi non ha casa, ai poveri

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C’è qualche lobbista che influenza le produzioni Rai per sponsorizzare la presenza in tv dei “Giovani e ricchi”? Michele Anzaldi, segretario della Commissione di vigilanza parlamentare sulla Rai, deputato Pd, questa volta chiede conto all’audit Rai, perché «non è pensabile che, nei giorni del grande freddo, quando la Rai, che manda in onda questo programma, dovrebbe preoccuparsi innanzitutto di informare sui rischi del gelo, si continuino a mandare in onda le gesta di rampolli deluxe che spendono migliaia di euro in scarpe, una esibizione del lusso che rappresenta un vero schiaffo per chi, ad esempio, dopo il terremoto è ancora senza casa».

Giovani e ricchi e anche un po’ invadenti?

«Già, e sono basito: quando è andata in onda la prima puntata del documentario su Rai 2 ci avevano raccontato che non si sarebbe ripetuto, la direttrice Dallatana aveva parlato di programma “sobrio”, senza per questo riuscire a tacitare le polemiche. Ci sono state interrogazioni, la mia e di Maurizio Lupi, interventi autorevoli come quello dello scrittore Sandro Veronesi e infine Saviano, che ospite di Giletti nella domenica pomeriggio di Rai1 ha ricordato come la cultura dei “Giovani e ricchi” sia la stessa della Paranza e il programma sia fortemente diseducativo.

In Rai non sembrano pensarla così

Infatti Camilla Lucchi, una delle protagoniste dei “Giovani e ricchi”, è stata addirittura invitata come ospite in studio a Rai1, nell’ambito del programma “Parliamone Sabato” di Paola Perego. Evidentemente le proteste sono cadute nel vuoto, la Rai tira dritto e continua a santificare la ricchezza esibita sui social, la cultura della Paranza. Per di più lo fa in fascia protetta, alle 17.

Perché non si riesce a mandare in archivio questo documentario?

«Non credo che sia perché questi giovanotti facoltosi e queste signorine di belle speranze facciano notizia. A questo punto, dopo la terza volta che ce li ritroviamo tra i palinsesti del servizio pubblico, non vorrei, e chiedo all’audit Rai di verificare, che questi “giovani e ricchi” abbiano assoldato un lobbista per farsi invitare in tv e aumentare la propria visibilità. Non dimentichiamo che questi personaggi puntano proprio alla visibilità e la ottengono grazie ai social e alla tv. E allora vorrei capire se non c’è un’impresa privata che guadagna da questa trasmissione e dall’insistenza con cui la Tv di Stato ce la ripropone, malgrado le polemiche e i malumori».

È una richiesta formale?

«Lo è. A maggior ragione perché il contratto di servizio e il rinnovo della concessione sono scaduti ed è lecito domandarsi perché il Parlamento debba rinnovarli senza alcuna garanzia che episodi simili non si verifichino: vengono dati quasi 2 miliardi perché la Rai possa fare servizio pubblico, altro che mettere in onda programmi ritenuti diseducativi. Non è pensabile che il contribuente italiano paghi per avere un servizio di qualità e si mandino in onda, con il benestare di un numero inimmaginabile di dirigenti strapagati (da 130 a 240mila euro l’anno), le gesta di rampolli deluxe che spendono migliaia di euro in scarpe, mentre c’è chi muore di freddo!»

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