sabato 25 maggio 2019
Lettera aperta del Comitato di redazione: «Non si tratta solo della sopravvivenza di una testata giornalistica, ma più in generale della questione dell'informazione e della democrazia»
Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale

Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale

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«EsprimendoLe i sentimenti di massimo rispetto per il suo ruolo e la sua persona le chiediamo di valutare l'opportunità di un Suo intervento in merito. Non si tratta solo della sopravvivenza di una testata giornalistica, ma più in generale della questione dell'informazione e della democrazia nel nostro Paese». È quanto chiede il Comitato di redazione di Radio Radicale, in una lettera aperta inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«Ci rivolgiamo a lei quale garante dei principi della Costituzione che all'articolo 21 afferma il diritto di tutti i cittadini ad informare, informarsi ed essere informati, perché crediamo che il servizio pubblico garantito da Radio Radicale, così ben descritto nella segnalazione urgente dell'Agcom, meriti di non finire e meriti perciò una sua dichiarazione», continua il Cdr dell'emittente radiofonica a rischio chiusura.

«Le decisioni prese dal governo con la legge di Bilancio - ricorda la rappresentanza sindacale - mettono a rischio dopo 43 anni la vita di Radio Radicale. In queste settimane abbiamo ricevuto sostegno da ogni
parte: partiti politici e singoli parlamentari, sindaci e amministrazioni locali, società scientifiche e personalità del mondo accademico, fondazioni culturali, tutte le componenti della magistratura associata, avvocati penalisti, civilisti e amministrativisti, scrittori, registi, attori, decine e decine di migliaia di cittadini. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella sua segnalazione urgente al governo, ha definito quello di Radio
radicale un servizio di interesse generale che come tale non deve essere interrotto e che va garantito fino al generale riassetto del sistema e a un nuovo bando di gara».

«La decisione di non ammettere gli emendamenti al decreto Crescita - afferma ancora il Cdr - va però in direzione opposta e pone una seria ipoteca sul proseguimento del nostro lavoro. Tolto il solo Movimento 5 Stelle, che comunque ha visto emergere al suo interno posizioni diverse, sulla vicenda di Radio radicale si è
formata una vera e propria unità nazionale che chiede di essere rappresentata».

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