martedì 29 aprile 2014
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«No, quel testo, così com’è, non va proprio...». Parla­mentare col centrodestra per quattro legislature, un anno fa Alfredo Mantovano è rtornato in magi­stratura e oggi è giudice in Corte d’Appello a Roma. Già sotto­segretario al ministero dell’Interno, si è occupato a lungo di po­litiche antimafia e contrasto al narcotraffico. Per tutto il mese di aprile, seppur a distanza, ha seguito con attenzione i lavori di Montecitorio sul dl Lorenzin: «I relatori sostengono di aver fatto un buon lavoro. Ma secondo me quelle modifiche lo han­no fortemente peggiorato». Per quali motivi? Intanto, da ex parlamentare, una notazione sul metodo. Perché, nonostante diversi e­sperti ascoltati dalle due Com­missioni abbiano rimarcato la pericolosità dei potenti prin­cipi attivi di Cannabis e suoi derivati, alla fine si è scelto di includerla nella tabella II, nel disprezzo dei dati oggettivi e­sposti nelle audizioni? E da magistrato, quali timori ha? Si faranno passi indietro ri­spetto alla Fini-Giovanardi. ponendo le condizioni perché riprendano a crescere i con­sumi di droga e i decessi per u­so di stupefacenti, calati a par­tire dal 2007, e perché ci siano meno incentivi ai recuperi, aumentati da quell’anno. E la parte sanzionatoria? Anche quella non va. L’emendamento del governo che abbas­sa la pena per il traffico e lo spaccio di «lieve entità» avrà la con­seguenza di rendere non più obbligatorio ma facoltativo l’ar­resto in flagranza dello spacciatore. E c’è poi la questione della quantità. Cioè? La Fini-Giovanardi fissava limiti certi, con un decreto del mini­stero della salute, oltre i quali non era uso personale ma reato. Un emendamento del Pd affianca ora criteri ambigui, come le modalità di presentazione della droga o il suo confezionamento frazionato. Con una norma simile, anche la 'dama bianca', fer­mata a marzo a Fiumicino con chili di cocaina, non frazionati né in dosi, potrebbe affermare che sia per uso personale ed es­sere dichiarata non punibile.
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