lunedì 17 aprile 2023
Le domande, i numeri e il futuro del permesso per cittadini stranieri che il governo vuole azzerare. E mentre l'Italia si prepara a dare il colpo di spugna, la Germania ripropone il nostro modello
Migranti nel porto di Lampedusa in attesa di essere imbarcati sulla nave per Porto Empedocle

Migranti nel porto di Lampedusa in attesa di essere imbarcati sulla nave per Porto Empedocle - Fotogramma

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Che cos’è la protezione speciale?
È un permesso di soggiorno che spetta ai richiedenti asilo che non possono usufruire delle altre due forme di asilo: ovvero lo status di rifugiato, che viene concesso a chi rischia la persecuzione per motivi sessuali, religiosi o etnici nel proprio Paese d’origine; o la protezione sussidiaria per i cittadini di Paesi in guerra. Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto dal precedente governo con la legge 132/2018. Fino ad allora si chiamava “protezione umanitaria”. I presupposti per il suo rilascio sono stati poi ampliati dal Decreto legge 130/2020, convertito nella legge 173/2022 che ha riformulato l’art. 19 del Testo Unico Immigrazione. Una sua clausola stabiliva che, se si rifiuta a una persona straniera un permesso di soggiorno, occorre valutare se esistano “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, che ne impediscono l’espulsione. È un permesso di soggiorno della durata di 2 anni, rinnovabile, che viene rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale. Può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro.

Perché è così importante?
Perchè in aggiunta allo status di rifugiato (per motivi di persecuzione) e alla protezione sussidiaria (per i cittadini dei Paesi in guerra) riconosce una forma di protezione che fa riferimento all’insieme di obblighi costituzionali e internazionali. Il riferimento normativo è l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) che riconosce ad ognuno di noi il diritto alla vita privata e familiare: è il riconoscimento di una protezione speciale anche per radicamento sociale, dato da indicatori oggettivi quali la durata e l’esistenza di un lavoro o la presenza di legami familiari e sociali duraturi che indicano un radicamento nella società. Dal 2020 ha contribuito a regolarizzare quelle persone che hanno appunto costruito negli anni questo radicamento sociale

È vero che è un Unicum in Italia?
Non lo è. Perchè una forma di protezione simile è presente in 18 paesi europei su 27. La Francia e la Germania, ad esempio, hanno normative che sono molto simili alla nostra protezione speciale e mirano a stabilizzare le persone che possono dimostrare un radicamento sociale e fanno riferimento anche loro all’art. 8 della Cedua. La Germania, in particolare (che è una procedura amministrativa), pochi mesi fa, nel 2022, ha sostanzialmente copiato parte del nostro impianto prevedendo forme di riconoscimento della presenza stabile degli stranieri. E’ vero invece che non esiste al riguardo una normativa europea comune per tutti, per cui ogni Paese decide in proprio, con lo strumento più opportuno per le proprie esigenze.

Quante persone ne hanno usufruito?
Gli ultimi dati risalgono al 2021. Tra le 52.987 decisioni di prima istanza emesse nel corso dell’anno, si è registrato un aumento del riconoscimento degli status di protezione. Complessivamente, al 44% dei richiedenti è stato riconosciuto lo status di protezione in prima istanza: di questi, al 32% è stata concessa una forma di protezione internazionale, mentre al 12% è stato concesso lo status di protezione speciale (fonte: Asgi). Nel 2022 sono complessivamente 10.865 i cittadini stranieri che hanno ottenuto la protezione speciale. In Spagna 20.925 e in Germania 30.020 (fonte: Eurostat).

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